Di Peter Nurse
Investing.com – Il petrolio è in salita negli scambi di questo venerdì, ma si avvia a chiudere la prima settimana in calo delle ultime tre nei timori che la domanda globale venga colpita dalla crescita economica debole.
Alle 15:10 CEST i future WTI salgono del 2,7% a 108,92, mentre i future Brent sono in salita del 2,4% a 110,05 dollari.
I future della benzina RBOB Futures sono in salita del 2,5% a 3,8864 dollari al gallone.
I prezzi del petrolio sono saliti di oltre il 40% quest’anno, grazie alle preoccupazioni per l’offerta sulla scia dell’invasione russa dell’Ucraina e alla ripresa delle economie dopo la pandemia. Tuttavia, la fiducia è stata colpita di recente dalle preoccupazioni sulla domanda dovute all’indebolimento della crescita globale, all’inflazione e alle misure imposte dalla Cina contro la diffusione del COVID.
Nel rapporto mensile di maggio, pubblicato giovedì, l’OPEC ha rivisto al ribasso le previsioni sulla domanda mondiale di petrolio di quest’anno.
Il gruppo dei principali produttori prevede ora che la domanda globale crescerà in media solo di 3,4 milioni di barili al giorno quest’anno, in calo rispetto alla precedente stima di 3,7 milioni di barili al giorno.
L’Agenzia Internazionale per l’Energia è stata più pessimista, prevedendo nel suo rapporto mensile, anch’esso pubblicato giovedì, che la domanda crescerà di circa 1,8 milioni di barili al giorno quest’anno, una lettura di gran lunga inferiore ai 3,3 milioni di barili al giorno previsti a inizio anno.
Quest’oggi le autorità di Pechino sono state costrette a smentire le notizie su un imminente lockdown della capitale cinese a causa dell’aumento dei casi di COVID, mentre Shanghai resta in lockdown.
I ministri degli Esteri del gruppo di nazioni industriali G7 hanno concordato venerdì di fornire più aiuti e armi a Kiev, aumentando la pressione sulla Russia affinché abbandoni la sua invasione dell’Ucraina.
Tuttavia, esistono dubbi sulla possibilità che l’Unione Europea trovare un accordo sull’embargo su petrolio e gas russo come parte di un pacchetto di sanzioni più ampio, in quanto l’Ungheria si oppone al piano, ed è necessaria l’unanimità per poterlo approvare.