Il 2020 è stato un anno importante per i mercati degli asset digitali, come dimostrano i crescenti afflussi istituzionali e un cambiamento favorevole nel contesto normativo. Un esempio lampante di questa nuova tendenza è la lettera di settembre della Securities Exchange Commission statunitense, secondo cui gli exchange di criptovalute conformi alla SEC Rule 15c3-3 (Customer Protection Rule) sono liberi di quotare asset digitali considerati security.
Oltre 50 milioni di persone in tutto il mondo investono e fanno trading di criptovalute con volumi significativi, cifre che recentemente hanno spinto Goldman Sachs (NYSE:GS) a nominare un nuovo global head of digital assets, come già fatto da JPMorgan a febbraio. La mossa di Goldman rappresenta una completa inversione dai commenti espressi nel rapporto sui profitti di maggio, in cui uno degli analisti della società ha messo in dubbio la legittimità di Bitcoin (BTC) come classe di asset.
Il timbro dei mercati di asset digitali sta cambiando da una natura principalmente speculativa, spinta da trader individuali ad alta frequenza che cavalcano ondate di volatilità, a un'attività “buy-and-hold” a più lungo termine. Per esempio, negli ultimi mesi Yale e Harvard hanno sollevato un polverone esponendo documentazioni della SEC in cui sono stati svelati investimenti da milioni di dollari in fondi crypto, mentre la classe di asset continua a guadagnare slancio.