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The Rock Trading chiude i battenti, stop alle operazioni per mancanza di liquidità

Pubblicato 20.02.2023, 10:29
© Reuters
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Di Alessandro Albano

Investing.com - Stop a tutte le operazioni, dai prelievi agli investimenti. Da venerdì 17 febbraio la crypto-exchange italiana The Rock Trading, una delle piattaforme più longeve, ha chiuso temporaneamente le attività per mancanza di liquidità. Un evento che ricorda i diversi liquidity crunch che hanno colpito il settore nel corso del 2022, da Celsius a Terra/Luna per arrivare ad FTX (anche se in scala molto più larga).

"The Rock Trading comunica che si è reso necessario interrompere l'operatività della propria piattaforma a partire dalla data odierna, in ragione di difficoltà riscontrate nella gestione della liquidità", si legge sul sito della società, la quale sta portando avanti "verifiche interne per individuare le cause del problema e valutando l'adozione di tutte le iniziative opportune o necessarie per tutelare la clientela e gli altri stakeholders".

"Ulteriori comunicazioni di aggiornamento sulle misure intraprese saranno fornite in tempi rapidi" scrive la piattaforma, ma da venerdì ancora nessuna comunicazione.

Intanto, sono 34 mila i clienti della piattaforma che da un giorno all'altro si sono ritrovati impossibilitati ad accedere ai propri portafogli, con i propri risparmi di fatto congelati in attesa di capire che cosa abbia provocato il totale shut down della piattaforma fondata nel 2007 a Malta da Andrea Medri (CFO) e Davide Barbieri (CTO).

Nelle ore precedenti alla chiusura, diversi utenti avevano riscontrato problemi sui prelievi dalla piattaforma segnalandoli sul gruppo Telegram, con il CFO Medri che era intervenuto precisando che era in atto "una revisione della situazione in corso che sta provocando questi disagi".

Regolamentazione necessaria

Secondo Gabriele Del Mese (Ceo e founder di MoneyViz), sentito da Investing.com, "la crisi di The Rock Trading dimostra che una regolamentazione del settore non è più rimandabile. Regolamentazione che non deve punire il settore o aggiungere complessità inutile ma salvaguardare il più possibile gli investitori".

"Oggi nessuno è in grado di sapere con certezza quanti asset digitali avesse effettivamente in custodia The Rock Trading per conto dei propri clienti. Una regolamentazione chiara che obblighi gli exchanges a NON comportarsi come banche e quindi a non usare il sistema delle riserve frazionarie sarebbe un punto di inizio per rispondere a questa domanda", ha affermato Del Mese.
"Insieme alla Proof of Reserves è necessaria anche una Proof of Liabilities perché lo stato di salute di un exchange si determina se si è in grado di verificare la corrispondenza 1:1 tra quanto versato dai clienti e quanto detenuto nei propri wallet. Non è un caso che la segregazione degli asset per i service provider crypto è uno degli obblighi previsti dal regolamento europeo MiCA sui crypto assets che speriamo avanzi rapidamente", ha spiegato il fondatore di MoneyViz.
Questo non impedirebbe frodi e hackeraggi, come il furto comunicato dalla stessa The Rock Trading nel 2021, ma insieme ad audit e monitoraggio periodico, darebbe maggiore fiducia agli investitori che non vogliono usare sistemi fai da te e che oggi chiedono, giustamente, che i propri fondi non vengano utilizzati ma che vengano semplicemente "custoditi" e "segregati", ha chiosato Del Mese.
Fondi "segregati"
Stefano Bargiacchi, Directa Sim, anch'esso interpellato da Investing.com, intervenendo sul problema della regolamentazione degli exchange cripto "che in realtà fanno sia da exchange che da broker che cassa di compensazione ed anche da custodian" ha citato un passaggio di Gary Ghensler della SEC a commento della nuova regolamentazione in merito:
Non fraintendetemi: la regola di oggi, la regola del 2009, copre una quantità significativa di asset crittografici. Come si legge nel comunicato, "la maggior parte degli asset crittografici è probabile che siano fondi o titoli di asset crittografici coperti dalla regola attuale". Inoltre, anche se alcune piattaforme di trading e prestito crittografiche possono affermare di custodire la criptovaluta degli investitori, ciò non significa che siano custodi qualificati. Piuttosto che segregare correttamente la criptovaluta degli investitori, queste piattaforme vedono tali asset convivere con le proprie criptovalute o quella di altri investitori (non c’è segregazione alcuna ndr.) Quando queste piattaforme falliscono - come abbiamo visto spesso di recente - gli asset degli investitori diventano spesso proprietà dell'azienda fallita, lasciando gli investitori in fila al tribunale fallimentare.

La parola chiave qui è “fondi segregati”, ha sottolineato Bargiacchi, facendo l'esempio delle criptovalute degli ETP ETN "che hanno alla base le cripto fisiche (e che quindi non sono nemmeno a leva o short) sono invece segregati e isolati rispetto al patrimonio dell’emittente. Per questo ho spostato tutto nel maggio scorso su ETP ETN con alla base Bitcoin ed Ethereum (fisici)".

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