ROMA (Reuters) - La delega sul mercato del lavoro all'esame della Camera conterrà alcune modifiche sull'articolo 18 che dovrebbero confluire in un maxi emendamento sul quale, con tutta probabilità, il governo chiederà la fiducia.
E' quanto emerge dopo gli incontri odierni tra il responsabile economico del Pd, Filippo Taddei, vicino al premier Matteo Renzi, il presidente della Commissione Lavoro della Camera - che sta esaminando il testo - Cesare Damiano, e il capogruppo del Pd a Montecitorio, Roberto Speranza. Ma sulla nuova posizione si registra la dura posizione dei centristi Ncd.
"Abbiamo deciso di fare modifiche rilevanti. Non ci sarà la fiducia sul testo uscito dal Senato ma ci sarà un lavoro in commissione. Si riprenderà l'ordine del giorno approvato in Direzione", ha detto Speranza, aprendo alle istanze della minoranza del Pd.
Una fonte governativa riferisce a Reuters che la fiducia sarà probabilmente necessaria perché altrimenti "noi arriviamo in aula con un bel testo e il M5s e altri ci mettono 1.500 emendamenti".
Il testo recepirà la mozione votata a larga maggioranza dalla Direzione Pd di fine settembre - ma rinviata ai decreti delegati durante la prima lettura in Senato - che sancisce la applicazione del diritto al reintegro previsto dall'articolo 18 per i licenziamenti discriminatori, quelli disciplinari per gravi motivi. Per i licenziamenti economici i lavoratori avranno diritto solo a un indennizzo.
"La definizione, da parte del gruppo Pd della commissione Lavoro, delle posizioni che saranno sostenute sugli emendamenti alla legge delega di riforma del mercato del lavoro, rende certa l'approvazione del provvedimento nei tempi richiesti dal governo e ne conferma i contenuti", dice il ministro Giuliano Poletti.
In Senato, il governo si era impegnato a recepire la mozione nei decreti delegati ma la minoranza Pd ha chiesto di inserire in delega le modifiche per evitare ulteriori fughe in avanti sull'articolo 18.
VERSO OK JOBS ACT IN AULA IL 26 NOVEMBRE, POI STABILITA'
Lunedì prossimo l'aula di Montecitorio voterà la proposta della presidente Laura Boldrini di cominciare a discutere del Jobs act il 21 novembre per arrivare al voto finale il 26 novembre.
La finanziaria slitta quindi al giorno dopo, il 27 novembre.
"Fare prima il Jobs act permette di fare delle modifiche che non sarebbero state possibili se fosse stato calendarizzato dopo la legge di Stabilità", spiega Speranza.
La fiducia servirebbe a rispettare il timing ed evitare una valanga di emendamenti da parte delle opposizioni.
Il governo punta a chiudere la partita con un rapido passaggio in Senato per la terza lettura e il via libera definitivo entro l'anno.
Fondamentale, come ribadito da Renzi, è che dall'inizio del nuovo anno siano pronti i decreti delegati del governo che rendano esigibili i contratti a tempo indeterminato a tutele crescenti, in modo che le imprese usufruiscano della decontribuzione prevista dalla legge di Stabilità.
A Palazzo Madama però l'Ncd - che aveva pienamente condiviso il testo uscito in prima lettura - punta i piedi.
"Se il testo è quello descritto dalle agenzie non è accettabile. Ribadisco urgente riunione di maggioranza. Altrimenti si rompe coalizione", dichiara il capogruppo Ncd al Senato, Maurizio Sacconi.
(Roberto Landucci)
((Scritto da Francesca Piscioneri, Redazione Roma, reutersitaly@thomsonreuters.com, +39 06 85224245, Reuters Messaging: francesca.piscioneri.reuters.com@reuters.net))