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Oro in salita, delude il report sull’indice Empire State

Pubblicato 16.05.2016, 14:46
© Reuters.  L’oro continua a salire dopo il report sull’indice Empire State
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Investing.com - I futures dell’oro continuano a salire negli scambi statunitensi di questo lunedì, dopo la pubblicazione dei dati più deboli del previsto sul settore manifatturiero USA che hanno alimentato le aspettative che la Federal Reserve possa lasciare i tassi invariati per un periodo più lungo.

La Federal Reserve di New York ha dichiarato che l’indice Empire State sull’attività del settore manifatturiero è sceso a -9,02 a maggio, da 9,56 del mese precedente. Gli analisti avevano previsto un calo a 6,50 per questo mese.

Anche gli indici sui nuovi ordinativi e sulle esportazioni sono scesi sotto lo zero, segnale di un indebolimento delle categorie. Dai dati emerge che i livelli delle scorte sono più bassi ed i tempi di consegna più brevi.

Una lettura superiore a 0,0 indica un miglioramento delle condizioni, mentre un dato inferiore a tale livello è segnale di un peggioramento.

I dati deludenti rendono poco probabile che la Federal Reserve possa alzare i tassi per due volte quest’anno.

L’Indice del Dollaro USA, che replica l’andamento del biglietto verde contro un paniere di altre sei principali valute, scende dello 0,2% a 94,41, dopo essere salito a 94,84 venerdì, il massimo dal 25 aprile.

Un dollaro debole fa aumentare la richiesta di materiali grezzi come investimento alternativo e rende le materie prime espresse in dollari più economiche per i titolari di altre valute.

Sulla divisione Comex del New York Mercantile Exchange, l’oro con consegna a giugno schizza dell’1,3% al massimo giornaliero di 1.289,05 dollari l’oncia troy, il massimo dal 9 maggio, prima di ridurre i guadagni e attestarsi a 1.288,75 dollari alle 12:44 GMT, o alle 8:44 ET, con un balzo di 16,05 dollari, o dell’1,26%.

Venerdì, l’oro è salito di 1,50 dollari, o dello 0,12%%, poiché i traders hanno rivisto le aspettative sulla tempistica del prossimo aumento dei tassi statunitensi dopo i dati migliori del previsto sulle vendite al dettaglio ed il sentimento dei consumatori negli Stati Uniti.

I dati incoraggianti suggeriscono che l’economia sta riprendendo lo slancio dopo una crescita quasi in stallo del primo trimestre, alimentando le aspettative che la Federal Reserve possa alzare i tassi prima della fine dell’anno.

Il prezzo del metallo giallo è schizzato di quasi il 19% quest’anno, nelle speculazioni che la Fed possa mantenere un approccio più lento e cauto nell’alzare i tassi di interesse.

L’oro risente dell’andamento dei tassi USA, dal momento che i tassi alti farebbero aumentare il costo di investimenti senza rendimento come i lingotti. Un aumento graduale dei tassi di interesse avrebbe ripercussioni minori per il prezzo dell’oro rispetto ad una serie di aumenti in un breve lasso di tempo.

Questa settimana gli investitori attendono i verbali del vertice di politica monetaria del 26 e 27 aprile della Federal Reserve, previsti per mercoledì, per avere maggiori indicazioni sulla tempistica del prossimo aumento dei tassi USA.

I riflettori sono puntati inoltre sui dati sull’inflazione USA, che i traders seguiranno con particolare attenzione per valutare se la principale economia mondiale sia abbastanza forte da consentire ulteriori aumenti dei tassi quest’anno.

Sempre sul Comex, i futures dell’argento con consegna a luglio balzano di 26,8 centesimi, o dell’1,56%, a 17,41 dollari l’oncia troy negli scambi della mattinata newyorkese, mentre i futures del rame sono in salita di 0,7 centesimi, o dello 0,34%, a 2,081 dollari la libbra.

I dati economici cinesi deludenti rilasciati nel weekend hanno scatenato i timori per lo stato di salute della seconda economia mondiale

Secondo quanto dichiarato sabato dall’agenzia delle dogane, la produzione industriale è cresciuta al tasso annuo del 6,0% ad aprile, meno del 6,5% previsto e dopo l’aumento del 6,8% del mese precedente.

Gli investimenti fixed-asset, che rispecchiano l’attività industriale, sono saliti del 10,5% il mese scorso, al di sotto del previsto aumento del 10,9%.

I dati deboli seguono quelli deludenti della scorsa settimana sul commercio e l’inflazione in Cina, alimentando i dubbi sulla stabilizzazione della seconda economia mondiale.

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