Investing.com - Il prezzo dell’oro sale al massimo di 2 settimane negli scambi della mattinata statunitense di questo giovedì, crolla il dollaro dopo la decisione della Federal Reserve di non intervenire sui tassi di interesse e la revisione al ribasso dei numeri di aumenti dei tassi previsti.
L’oro con consegna a dicembre sulla divisione Comex del New York Mercantile Exchange tocca il picco intraday di 1.342,05 dollari l’oncia troy, il massimo dall’8 settembre.
Alle 8:35AM ET (12:35GMT) si è attestato 1.340,85 in salita di 9,45 dollari o dello 0,71%, dopo essere schizzato ieri di 13,20 dollari o dell’1%.
La Fed ha lasciato invariati i tassi in conclusione al vertice di politica monetaria di ieri. Inoltre, ha rivisto al ribasso le previsioni per i futuri aumenti dei tassi per quest’anno, prevedendo un solo aumento anziché due, ed ha rilasciato previsioni meno aggressive sui futuri aumenti dei tassi nel 2017 e 2018.
Tuttavia, la banca centrale statunitense ha dichiarato che potrebbe inasprire la politica monetaria prima della fine dell’anno se il mercato del lavoro dovesse continuare a migliorare.
I prossimi vertici Fed sono previsti a inizio novembre e metà dicembre. Secondo gli economisti l’aumento dei tassi sarà evitato per via della vicinanza delle elezioni presidenziali negli USA.
Secondo lo Strumento di Controllo dei Tassi della Fed di Investing.com, esiste una possibilità del 15% di un aumento dei tassi in occasione del vertice del novembre. Le probabilità di un aumento a dicembre sono pari a circa il 60%.
Il metallo prezioso è legato all’andamento dei tassi USA. Un aumento graduale dei tassi di interesse avrebbe ripercussioni minori per il prezzo dell’oro rispetto ad una serie di aumenti in un breve lasso di tempo.
Sul mercato forex, l’indice del dollaro USA, che replica l’andamento del biglietto verde contro un paniere di altre sei principali valute, è sceso dello 0,45% a 95,05, ben lontano dal massimo di sei settimane di 96,29 toccato nella seduta precedente.
Un dollaro più debole solitamente spinge l’oro perché aumenta l’appeal del metallo prezioso come investimento alternativo e rende le materie prime espresse in dollari meno costose per i titolari di altre valute.