di Kevin Yao
PECHINO (Reuters) - L'economia cinese è cresciuta del 6,2% nel secondo trimestre dell'anno, mettendo a segno il risultato peggiore degli ultimi 27 anni, risentando di una domanda che resta fragile sia sul fronte intreno sia estero per la guerra dei dazi con gli Stati Uniti.
Nonostante in giugno abbiano dato segni positivi sia la produzione sia le vendite al dettaglio, cresciute rispettivamente di 6,3% e 9,8% su anno, secondo alcuni analisti i progressi potrebbero non essere sostenibili, e Pechino continuerà nei prossimi mesi con le misure di stimolo.
I partner commerciali cinesi e i mercati finanziari stanno seguendo da vicino lo stato di salute della seconda maggiore economia mondiale mentre prosegue la disputa commerciale con Washington che diventa sempre più costosa e alimenta timori di una recessione globale.
I dati sulla crescita hanno messo in luce una perdita di slancio rispetto al 6,4% del primo trimestre, incrementando le aspettative che Pechino debba fare di più per incentivare consumi e investimenti e ripristinare la fiducia delle imprese.
"La crescita cinese potrebbe rallentare fino al 6-6,1% nel secondo semestre", ha detto Nie Wen, economista alla Hwabao Trust.
Un taglio del tetto sulle riserve obbligatorie delle banche "è ancora molto probabile poiché le autorità intendono supportare l'economia reale nel lungo termine," ha aggiunto, prevedendo un ulteriore rallentamento della crescita prima che si stabilizzi intorno alla metà del 2020.
Pechino ha fatto ampio ricorso agli stimoli fiscali per sostenere la crescita quest'anno, annunciando tagli di tasse imponenti per circa 2.000 miliardi di yuan (291 miliardi di dollari) e una quota di 2,15 miliardi di yuan in emissioni di obbligazioni speciali da parte delle amministrazioni locali per potenziare la costruzione di infrastrutture.
L'economia è stata lenta a rispondere, tuttavia, e il sentiment delle imprese rimane cauto.
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