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Confindustria: in primo trimestre Pil ha smesso di ridursi ma scenario resta fragile

Pubblicato 26.04.2019, 16:14
© Reuters.  Confindustria: in primo trimestre Pil ha smesso di ridursi ma scenario resta fragile

ROMA (Reuters) - Nei primi mesi del 2019, come atteso, il Pil italiano ha smesso di ridursi, ma lo scenario per il secondo trimestre resta fragile e incerto.

Lo scrive Confindustria nella Congiuntura flash di aprile, sottolineando come il governo, pur consapevole del difficile quadro economico, non sembra indicare nel Def come intende procedere aumentando così l'incertezza piuttosto che restituire fiducia.

"A gennaio-febbraio la produzione industriale è risalita, recuperando dal crollo di fine 2018, ma in gran parte per ricostituzione di scorte, facendo presagire una nuova flessione a breve", si legge nella nota dell'associazione.

Preoccupa anche il calo degli ordini industriali soprattutto esteri. "Le prospettive per i mesi primaverili sono fiacche, secondo gli indicatori sugli ordini manifatturieri esteri. Pesa l’indebolimento degli scambi mondiali e, in particolare, della domanda di prodotti italiani in Germania e Turchia", osserva Istat.

Istat ha rivisto lievemente il dato sulla crescita congiunturale del Pil italiano nel quarto trimestre 2018 a -0,1%, confermando che l'Italia è in recessione tecnica dopo il -0,1% segnato nel trimestre precedente. La stima sul primo trimestre 2019 sarà resa nota martedì.

Gli indicatori, osserva ancora Confindustria, fanno prevedere una minor spesa per capitale fisso nel 2019. "Nel primo trimestre le condizioni per investire sono risultate negative, anche se meno che a fine 2018; per il secondo trimestre è atteso un peggioramento delle condizioni in cui operano le aziende", dice il comunicato.

"Il Governo, nel quadro programmatico di finanza pubblica, indica gli obiettivi da raggiungere ma non dice quali politiche economiche intende adottare per realizzarli", si lamenta Confindustria.

Il deficit è stimato al 2,4% del Pil nel 2019 e dovrebbe poi scendere al 2,1 nel 2020, scontando gli aumenti delle imposte indirette previsti dalle clausole di salvaguardia.

"I pochi interventi indicati nel Def riguardano il rifinanziamento delle politiche invariate e una maggiore spesa per investimenti pubblici. Le coperture finanziarie necessarie deriverebbero da misure di contrasto allʼevasione fiscale e di spending review, ma in entrambi i casi si tratta di misure solo accennate", afferma, definendo la prossima manovra "un arduo esercizio", "una manovra ingente, con effetti recessivi".

Secondo stime CSC, se scattassero gli aumenti delle imposte indirette farebbero diminuire la dinamica del Pil dello 0,3% (riducendo il deficit di 0,9 punti di Pil).

"Il Governo non dice, nel Def, come intende procedere. Si accenna a una riforma fiscale, che è una priorità, ma senza indicare dove recuperare le risorse. L’assenza di decisioni crea incertezza, mentre andrebbe restituita fiducia", conclude.

(Valentina Consiglio)

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