di Luca Trogni
MILANO (Reuters) - Nel 2015 il numero di lavoratori attivi è cresciuto di fatto ben oltre i 109.000 stimati dall'Istat rispetto all'anno precedente.
Secondo le stime del centro studi Ref, infatti, il calo di oltre un terzo del numero di ore di Cassa Integrazione, ha fatto tornare al lavoro 127.000 occupati a tempo pieno. Sfuggono dalle statistiche ufficiali, in quanto già dipendenti, ma esprimono, come i nuovi assunti, una maggiore domanda di lavoro da parte delle imprese.
Bastano quasi 240.000 cittadini in più al lavoro per indicare una svolta per l'occupazione italiana?
La risposta non è così facile. Disaggregando il dato dei nuovi lavoratori la parte del leone spetta a quelli permanenti. Sono in crescita di 135.000 unità, livello che incorpora la stabilizzazione di ex-lavoratori a termine e di ex-partite Iva con monocommittente.
A sostenere la crescita dei lavoratori permanenti sono gli sgravi contributivi e il Jobs act introdotti dal governo Renzi. Probabilmente più i primi, in vigore da gennaio, che il secondo, in vigore da aprile. La curva dei nuovi assunti decresce infatti nella seconda parte dell'anno. Il dato, in particolare, è stato debole a dicembre, suggerendo che le imprese interessate agli sgravi si siano mosse nei mesi precedenti.
Due elementi però gonfiano il livello di 135.000 nuove unità lavorative permanenti. Nel 2016 gli sgravi da un tetto di 8.000 euro l'anno per un triennio si ridurranno a un massimo di 3.250 euro annui per una durata di due anni. Riduzione che avrà spinto ad anticipare alla parte finale del 2015 le assunzioni programmate per i primi mesi del 2016. Lo scorso anno poi ha beneficiato delle assunzioni di fine 2014 scivolate all'anno successivo per utilizzare lo sgravio triennale.
CRESCONO ULTRA CINQUANTENNI, IN CALO FASCE CENTRALI
L'esame per fasce d'età, inoltre, rivela un netto aumento degli ultracinquantenni, mentre diminuiscono gli occupati tra i 25 e i 49 anni, l'ossatura centrale della struttura lavorativa. L'innalzamento dell'età pensionabile da un lato, la difficoltà di entrare nel mercato dall'altro hanno fatto aumentare nel 2015 la platea dei lavoratori dell'ultima fascia di quasi 190.000 unità, mentre la fascia centrale si assottiglia di 120.000 unità.
Globalmente quindi il quadro non mostra una cesura rispetto alle debolezze strutturali del mercato del lavoro italiano a partire dalla difficoltà di creare nuovi posti di lavoro per i giovani.
Rimangono alcuni segnali positivi: il tasso di disoccupazione calato ai livelli di fine 2012 e un aumento dei lavoratori attivi, tenendo conto dei cassintegrati tornati in fabbrica, attorno all'1%.