di Luca Trogni
MILANO (Reuters) - La dichiarazione di stima si è manifestata sino ad auspicare l'edificazione di un monumento. La recente proposta di Matteo Renzi riguarda Sergio Marchionne e certifica l'ottimo rapporto tra i due. Ricordando, comunque, che l'AD di Fiat Chrysler, era stato prodigo di complimenti anche con Enrico Letta e Mario Monti.
Renzi e Marchionne condividono un comune approccio alle regole del mondo del lavoro e una certa idiosincrasia per i cosiddetti corpi intermedi, sindacati e associazioni di categoria.
Ma sono soprattutto i numeri dell'economia italiana che avvicinano il politico al manager.
Il dettaglio dei dati Istat mostra che a spingere la produzione industriale della prima parte del 2015 è stata soprattutto la crescita dei mezzi di trasporto, dove Fiat Chrysler in Italia ha un ruolo preponderante. Con ricadute importanti su altri indicatori: la ripresa dell'auto ha contribuito ad attivare un robusto ciclo delle scorte, che nel primo semestre sono la voce del Pil a più alto tasso di crescita. All'interno della ripresa dei consumi delle famiglie spicca il comparto dei durevoli, di cui fanno parte le auto. E anche per investimenti ed esportazioni la performance migliore è quella dei mezzi di trasporto.
Le elaborazioni del centro studi Ref sono eloquenti: nel primo semestre la crescita dei consumi senza quella dei mezzi di trasporto scende dallo 0,7% allo 0,2%, mentre gli investimenti diventano negativi passando da +0,1 a -1,5%. Per le esportazioni in valore il rialzo si riduce dal 5 al 3,4%.
Insomma la ripresa del Pil, focus della politica economica del governo, per ora è in buona parte la ripresa di Fiat Chrysler, tornata a investire e produrre nuovi modelli in Italia dopo anni di attesa.
Secondo un rapporto di R&S, ufficio sutdi di Mediobanca, il giro d'affari generato complessivamente da Fiat Chrysler valeva nel 2014 oltre il 7% del Pil.
Un peso che Renzi sembra avere ben chiaro.
IN DISCUSSIONE REGOLE LAVORO, RUOLO PARTI SOCIALI
La comune visione dei due sul mondo del lavoro è attestata dalle scelte convergenti fatte nel recente passato.
Marchionne ha spinto il suo gruppo all'uscita da Confindustria e allo scontro frontale con la Fiom, mentre Renzi ha mostrato una discreta indifferenza alle opinioni delle parti sociali al momento della stesura del Jobs Act.
A inizio 2015, mentre Renzi varava il contratto a tutele crescenti, Fiat Chrysler annunciava oltre 1.000 assunzioni nello stabilimento di Melfi, con l'applicazione del nuovo contratto non appena possibile.
Le nuove regole del gioco hanno abolito le garanzie previste all'articolo 18 dello Statuto dei lavoratori sui licenziamenti ma non hanno ancora intaccato quelle relative agli ammortizzatori, pure considerate troppo generose dal governo.
In questo modo Fiat Chrysler può chiedere altri 12 mesi di cig straordinaria, un sostegno al reddito dei lavoratori pagato da imprese e fiscalità generale, per lo stabilimento di Mirafiori, dove la produzione del nuovo Suv Maserati non sarà sufficiente per riportare al lavoro tutti gli oltre 5.000 dipendenti.