DOHA (Reuters) - Primi esportatori mondiali di greggio, Arabia Saudita e Russia hanno concordato un congelamento dei livelli di produzione sui valori di gennaio, precisando però che l'intesa è condizionale all'adesione di altri importanti Paesi produttori.
Il riferimento è chiaramente all'Iran, assente dall'incontro odierno a Doha tra i ministri saudita, russo, venezuelano e del Qatar e intenzionato invece ad aumentare l'offerta.
Se l'ostacolo di Teheran potesse essere superato, quello profilato oggi sarebbe il primo accordo da 15 anni a questa parte tra produttori Opec e non Opec mirato a rilanciare le quotazioni del greggio, sui minimi da oltre dieci anni a fronte dell'eccesso di offerta.
Il ministro del petrolio iraniano Bijan Zanganeh ha però fatto sapere che l'Iran non cederà la sua quota di mercato, secondo quanto riferito dall'agenzia Shana.
A parere del responsabile saudita per il Petrolio Ali al-Naimi un congelamanto della produzione sui livelli di gennaio (in prossimità dei massimi di tutti i tempi) è una misura adeguata e l'auspicio è che venga adottata da altri Paesi esportatori.
Il collega venezuelano Eulogio Del Pino aggiunge che si terranno domani nella capitale iraniana nuovi colloqui tra Teheran e Baghdad.
"Il motivo per cui siamo concordi su un eventuale congelamento della produzione è molto semplice: è solo l'inizio di un processo che durerà qualche mese, periodo durante il quale faremo ulteriori valutazioni sull'eventuale necessità di mettere a punto ulteriori provvedimenti per stabilizzare e sostenere il mercato", dice Naimi alla stampa.
"Siamo contrari a eccessive oscillazioni dei prezzi e a una semplice riduzione dell'offerta: vogliamo che l'offerta sia adeguata alla domanda e vogliamo prezzi stabili. Dobbiamo procedere un passo per volta", aggiunge.