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Il sud Europa alle prese con la seconda ondata patisce esodo medici e infermieri

Pubblicato 19.11.2020, 15:39
© Reuters. Il dottore spagnolo Pep Iglesias durante una visita a Montreal, in Canada

di Joan Faus e Angelo Amante

BARCELLONA/ROMA (Reuters) - Ad agosto Pep Iglesies, 30 anni, è emigrato in Canada dalla Spagna per iniziare un nuovo lavoro che somiglia molto a quello che già svolgeva -- prendersi cura dei pazienti malati di coronavirus e lavorare come cardiologo.

"Sono un convinto sostenitore del sistema sanitario spagnolo, ma i dipendenti non vengono trattati bene a sufficienza", ha detto, spiegando di essersi sentito ostacolato a livello professionale in Spagna.

Come Iglesies, migliaia di medici e infermieri hanno lasciato la Spagna negli ultimi dieci anni, esasperati dai tagli al sistema sanitario dovuti alle politiche di austerità e in cerca di un salario e di prospettive migliori all'estero.

Uno scenario molto simile si verifica in Italia e in Portogallo, altri due Paesi del sud Europa che hanno ridotto la spesa in risposta alla crisi finanziaria e stanno subendo una forte pressione sugli ospedali mentre la seconda ondata di coronavirus si abbatte sul continente.

La pandemia ha colpito duramente in particolare l'Italia e la Spagna, che hanno registrato rispettivamente 47.217 e 42.039 decessi. Il Portogallo è stato per lo più risparmiato dalla prima ondata, ma sta registrando ora numeri record di pazienti affetti da Covid-19 che riempiono i reparti di terapia intensiva.

"Il coronavirus ha peggiorato la situazione perché il carico di lavoro è aumentato in maniera significativa", ha detto Carlo Palermo, segretario del sindacato medico italiano Anaao-Assomed.

Secondo uno studio dell'Università spagnola di Las Palmas commissionato dal ministero della Salute spagnolo, nel 2019 in Spagna mancavano oltre 4.000 medici del settore pubblico.

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Per il 2020 si prevedeva che il numero sarebbe cresciuto fino a raggiungere le 7.000 unità, ma le cifre potrebbero salire ulteriormente a causa della pandemia, secondo Patricia Barber, co-autrice dello studio.

La Cgil ha stimato che l'Italia ha bisogno di altri 15.000 medici specializzati.

I governi stanno tentando di colmare queste lacune in fretta e furia, ma non senza difficoltà.

I SOLDI CONTANO

L'Italia sta chiedendo agli studenti di medicina di scendere in prima linea nella lotta al virus e tenta di convincere i medici in pensione a tornare in reparto. La regione Campania ha cercato di reclutare 450 medici e utilizzato la televisione per diffondere l'appello in tutto il Paese.

Sono pervenute solamente 165 candidature.

In Spagna il governo ha concesso alle regioni -- che gestiscono la sanità -- di assumere temporaneamente circa 10.000 nuovi membri del personale medico, principalmente neolaureati e professionisti che provengono da Paesi extra-Ue.

Ma sebbene l'ospedale Sant Pau di Barcellona sia in possesso del budget necessario ad aprire nuovi reparti di terapia intensiva, non riesce a trovare un numero sufficiente di persone qualificate da assumere.

"Non ci sono abbastanza persone formate e quelle che ci sono sono molto stanche", ha detto Xavier Borras, direttore dell'ospedale.

Ma il rammarico di Borras non impressiona il 35enne Lluis Enseñat, che si è trasferito in Francia nel 2017, dove lavora nel reparto di terapia intensiva di un ospedale nella periferia di Parigi. Il suo stipendio di 5.500 euro netti al mese è più del doppio di quello che percepiva a Barcellona.

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"(Le autorità) non dovrebbero lamentarsi se la gente se ne è andata dopo aver ricevuto contratti schifosi", ha detto.

I soldi sono uno dei fattori principali che motivano il trasferimento all'estero.

Anna Dalmau, 29 anni e medico di base a Barcellona, crede che lascerà il Paese il prossimo anno e dubita che le condizioni miglioreranno nonostante gli scioperi che puntano a fare pressione sul governo.

"Per me andarmene è un obbligo morale", ha detto, aggiungendo di aver visto offerte di lavoro nel sud della Francia che superano più del doppio il suo stipendio lordo di 2.000 euro al mese.

Francesco Staltari, 29 anni, calabrese, è emigrato in Germania nel 2014 e lavora come infermiere ad Amburgo.

Il salario di base è di almeno 2.000 euro al mese, a cui vanno aggiunti straordinari e notti, ha detto. In Italia lo stipendio medio di un infermiere è di 1.400 euro, secondo Nursing Up, sindacato degli infermieri.

"Non tornerei mai in Italia", ha detto Staltari. "Qui offrono training gratuiti e in Germania siamo in generale molto rispettati sia a livello sociale che in ospedale".

(Tradotto da Redazione Danzica, in redazione a Milano Maria Pia Quaglia)

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