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Istat, deficit/Pil primi 9 mesi 2024 a 4,6%, in netto miglioramento su anno

Pubblicato 03.01.2025, 10:20
Aggiornato 03.01.2025, 10:54
© Reuters. La bandiera italiana sventola davanti all'Altare della Patria, noto anche come “Vittoriano”, nel centro di Roma, 23 marzo 2016.  REUTES/ Stefano Rellandini

ROMA (Reuters) - Nei primi 9 mesi del 2024 l'indebitamento delle amministrazioni pubbliche sul Pil è migliorato sensibilmente in termini tendenziali, mentre Roma promette di mantenere la disciplina di bilancio dopo la procedura per deficit eccessivo da parte dell'Ue.

Secondo le stime diffuse stamani da Istat, il deficit/Pil nel periodo gennaio-settembre è sceso al 4,6% dal 7,4% della stessa frazione 2023.

Nel solo terzo trimestre si è attestato al 2,3% dal 6,3% di un anno prima.

Ritoccato verso il basso contestualmente anche il dato sull'indebitamento netto del secondo trimestre, a 3,2% dal 3,4%stimato lo scorso ottobre.

Il deficit italiano ha toccato nel 2023 il 7,2% del Pil, il più alto della zona euro, spinto verso l'alto dagli incentivi governativi per l'efficientamento energetico degli edifici, il cosiddetto superbonus. Roma ha migliorato l'obiettivo di deficit/Pil per il 2024 a 3,8% dal precedente 4,3% e prevede di farlo scendere al 3,3% nel 2025 per poi riportarlo sotto il limite del 3% fissato dalla Ue nel 2026.

La procedura d'infrazione obbligherà l'Italia a ridurre il deficit di bilancio strutturale - al netto di eventi straordinari e delle fluttuazioni del ciclo economico - di almeno lo 0,5% del Pil all'anno.

CONSUMI FAMIGLIE IN AUMENTO

Nel trimeste osservato, aggiunge Istat nel comunicato odierno, il saldo primario delle AP (indebitamento al netto degli interessi passivi) è risultato positivo, con un’incidenza sul Pil dell’1,7% (-2,8% nel terzo trimestre del 2023). Il saldo corrente si è attestato all'1,9% sul Pil (1,6% nello stesso periodo 2023).

La pressione fiscale è stata pari al 40,5%, in aumento di 0,8 punti percentuali rispetto allo stesso periodo dell’anno precedente.

© Reuters. La bandiera italiana sventola davanti all'Altare della Patria, noto anche come “Vittoriano”, nel centro di Roma, 23 marzo 2016.  REUTES/ Stefano Rellandini

Il reddito disponibile delle famiglie consumatrici è cresciuto dello 0,6% rispetto al trimestre precedente, mentre i consumi sono saliti dell’1,6%. La propensione al risparmio è stata pari al 9,2%, in diminuzione di 0,8 punti percentuali a livello congiunturale. Il potere d’acquisto - che "pur segnando uno sviluppo più contenuto rispetto ai periodi precedenti, risulta in crescita per il settimo trimestre consecutivo", si legge nella nota - ha registrato un +0,4%.

La quota di profitto delle società non finanziarie, pari al 42,4%, è diminuita di 0,3 punti percentuali rispetto al trimestre precedente e il tasso di investimento, pari al 21,7%, è calato di 0,4 punti percentuali, confermando la tendenza negativa osservata a partire dai primi mesi del 2023.

(Valentina Consiglio, editing Stefano Bernabei)

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