di Elvira Pollina e Antonella Cinelli
MILANO/ROMA (Reuters) - La debolezza dell'industria italiana negli ultimi mesi del 2015 mette in secondo piano il ritorno alla crescita della produzione dopo tre anni, accentua i rischi verso il basso sul Pil del quarto trimestre e getta un'ombra sulle prospettive di quest'anno, che rischiano di essere eccessivamente dipendenti dal contributo dei consumi privati.
I dati della produzione industriale di dicembre, in effetti, non differiscono da quelli dei principali partner europei, risentendo del rallentamento della domanda dai paesi emergenti, Cina in testa.
A fronte di attese per un recupero congiunturale di 0,3% dopo il -0,5% di novembre, dicembre vede una flessione di 0,7%. Deludente anche il dato francese di stamane, che denota un calo mensile di 1,6%, e quello tedesco di ieri, con una caduta di 1,2%.
Tornando alla statistica Istat, a perimetro tendenziale si vede una contrazione di 1%, contro attese per un incremento di 1,4%. Su base trimestrale si rileva una flessione di 0,1%, la prima dal terzo trimestre del 2014.
L'infilata di indicazioni negative fa passare in secondo piano come la media annua 2015 evidenzi una crescita di 1%, primo rialzo dal 2011 prontamente segnalato dal ministero dell'Economia.
La deludente dinamica di dicembre sembra essere soltanto in parte imputabile a problemi di destagionalizzaione legati al ponte festivo dell'Immacolata, che in ogni caso dovrebbero poi essere compensati il mese successivo. Secondo le stime del Centro studi di Confindustria, a gennaio si assisterà a un incremento dello 0,9%.
DUBBI SU PIL QUARTO TRIMESTRE
A detta degli economisti, i numeri odierni accentuano i rischi verso il basso sul Pil del quarto trimestre, il cui preliminare è in arrivo dopodomani. La mediana delle stime degli analisti interpellati da Reuters proietta una crescita di 0,3% dopo 0,2% dei tre mesi precedenti.
"Una stima che confermiamo, contando sul contributo dei servizi e su una perfomance migliore del comparto delle costruzioni, ma chiaramente i rischi verso il basso sono aumentati", commenta Loredana Federico, economista di UniCredit, sottolineando come l'anello debole della ripresa restino gli investimenti.
Meno ottimista Paolo Pizzoli di Ing. "Non credo sia a rischio la possibilità di una variazione positiva del Pil nel quarto trimestre, ma onestamente a questo punto ipotizzare un incremento dello 0,3% mi pare eccessivo".
Per quanto riguarda l'attesa relativa alla media 2015 il governo resta ancorato ad una stima di 0,9%, anche se il premier Matteo Renzi ha prospettato la possibilità di chiudere l'anno a +0,8%.
Un obiettivo raggiungibile, secondo quanto dichiarato dal presidente Istat Giorgio Alleva a fine dicembre, con una crescita negli ultimi tre mesi dell'anno pari a 0,2%.
RISCHIO RIDIMENSIONAMENTO
Se è vero che venerdì Istat certificherà il ritorno alla crescita dopo un triennio di recessione, le prospettive per l'anno in corso rischiano di doversi ridimensionare. L'esecutivo punta a +1,6%, mentre nelle previsioni d'inverno la Commissione europea ha suggerito un più prudente 1,4%. Ma c'è anche chi è già più cauto.
"Confidare quasi esclusivamente nel contributo dei consumi è ovviamente pericoloso, d'altra parte nell'immediato è difficile immaginare altri fattori di crescita", avverte Pizzoli, che per quest'anno stima una crescita di 1,1%.
"Per l'anno in corso, manteniamo la nostra previsione di una accelerazione a 1,2%, anche se riconosciamo che i rischi verso il basso sono di recente aumentati", commenta Paolo Mameli di Intesa Sanpaolo (MI:ISP).
L'assunto è che le famiglie potranno continuare a beneficiare di un aumento del reddito disponibile grazie alla bassa inflazione e al crollo dei prezzi del greggio.
La recente ondata volatilità che ha investito i mercati finanziari potrebbe però deteriorare la fiducia dei consumatori, che a gennaio ha toccato i massimi storici, mentre dalle imprese manifatturiere sono già emersi segnali di deterioramento.
Diventa così ancora più essenziale l'impegno della Banca centrale europea a 'rivedere ed eventualmente aggiustare' lo stimolo monetario. Determinante sarà anche il giudizio della Commissione europea, in arrivo a maggio, sulla richiesta di maggiore flessibilità sul deficit contenuta nella legge di Stabilità, cui è condizionato il via libera a una serie di spese messe in conto per quest'anno.