MILANO (Reuters) - L'economia italiana stenta a risollevare la testa, appesantita dal fardello di conti pubblici in deciso squilibrio che fanno di Roma l'ultima in classifica sul fronte della crescita sia quest'anno sia il prossimo.
Lo mette nero su bianco l'aggiornamento delle previsioni macro della Commissione europea con le stime di primavera diffuse oggi, in parte anticipate dalla stampa.
La revisione al ribasso rispetto alle proiezioni di febbraio -- interim forecast -- è di un decimo sia sul 2019 sia sul 2020, con un orizzonte di 0,1% su quest'anno e 0,7% il prossimo, in entrambi i casi la performance è più deludente dell'intera zona euro.
Sintetico ed eloquente il titolo del breve capitolo dedicato all'Italia dal rapporto semestrale della Commissione: un'economia in fase di lenta ripresa, appesantita da un elevato squilibrio dei saldi di finanza pubblica.
Come previsto, Bruxelles torna a stigmatizzare la piaga del debito pubblico: in rapporto al Pil l'onere del debito è cresciuto nel 2018 a 132,2% e lieviterà secondo le nuove stime a 133,7% quest'anno e 135,2% il prossimo.
Secondo recenti indiscrezioni stampa la Commissione si appresta a inviare una lettera all'Italia chiedendo spiegazioni sull'evoluzione negativa del debito, mossa propedeutica a un nuovo rapporto in cui Bruxelles potrebbe suggerire al Consiglio l'apertura di una procedura per debito eccessivo.
Illustrando alla stampa il quadro aggiornato delle nuove stime, il responsabile agli Affari economici e monetari Pierre Moscovici evita di rispondere direttamente a chi gli chiede se Bruxelles intenda aprire una procedura nei confronti dell'Italia, limitandosi a riconoscere che il rallentamento dell'economia non può non avere conseguenze sui conti pubblici.
L'appuntamento è ai primi di giugno, secondo il percorso previsto dal semestre Ue e il cosiddetto 'pacchetto di primavera', mentre proseguono i contatti tra Commissione e autorità italiane, il particolare ministro dell'Economia.
"Non è oggi che parleremo della conformità [dell'Italia alle regole del patto Ue]. Torneremo in argomento con il pacchetto di primavera, che terrà conto anche dei risultati 2018" spiega Moscovici, parlando della necessità di una "visione comune" tra governo e Commissione.
Tornando comunque alle nuove previsioni, se non bastasse il richiamo sul debito, sul fronte del disavanzo strutturale la Commissione ipotizza un passivo "considerevole". Dopo il 2,2% del 2018, l'attesa Ue sul deficit strutturale italiano è di 2,4% quest'anno e 3,6% nel 2020, naturalmente "a politiche invariate".
Nel Def licenziato dal consiglio dei ministri del 10 aprile il governo ha indicato per la crescita di quest'anno una stima pari a 0,2%, obiettivo che Giovanni Tria ha definito raggiungibile o persino superabile dopo il numeri Istat sul Pil del primo trimestre, che hanno sancito l'uscita dell'economia dalla 'recessione tecnica' del secondo semestre 2018.
Per inciso, l'aggiornamento delle proiezioni Ue ha una 'cut off date' del 24 aprile, due giorni prima della diffusione del dato Istat.
Per chiudere con un messaggio meno negativo, a giudicare dall'andamento del mercato -- in primis la chiusura della forbice di rendimento tra Btp e Bund, ma più in generale l'appeal della carta italiana -- la Commissione osserva che va comunque riconosciuto un maggiore ottimismo da parte degli investitori, evidentemente poco intimoriti dalle prospettive sui conti pubblici.
Un segnale positivo, infine, anche nel mercato secondario più attivo che ha permesso un ulteriore smaltimento dei crediti deteriorati in portafoglio alle banche italiane.
(Alessia Pè)