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Jobs act, decreti in arrivo, polemiche su reintegro

Pubblicato 18.12.2014, 18:20
Jobs act, decreti in arrivo, polemiche su reintegro

ROMA (Reuters) - Il governo si appresta a varare alla vigilia di Natale il decreto delegato che disciplina le nuove norme sui licenziamenti senza giusta causa, mentre prosegue la polemica sugli indennizzi da assegnare.

In sostanza, a partire dal 2015, i nuovi assunti a tempo indeterminato con il contratto a tutele crescenti potranno essere reintegrati al lavoro solo se saranno licenziati per ragioni disciplinari riferite a fatti materialmente insussistenti. Per esempio, se il lavoratore venisse licenziato per furto e dimostrasse che il fatto non è mai avvenuto riavrebbe il posto di lavoro.

Resta invariato il diritto al reintegro in caso di discriminazione, mentre scompare totalmente per i licenziamenti economici.

La Uil ha rilanciato oggi uno studio secondo cui, grazie al taglio strutturale dell'Irap e alla decontribuzione triennale previsti in legge di Stabilità per i nuovi assunti, le imprese potrebbero avere dei benefici ad assumere per poi licenziare.

"Questi benefici potrebbero variare dai 763 euro ai 5.000 euro se si licenzia entro il primo anno (a seconda dei mesi di indennizzo); mentre se si licenzia alla fine dei 3 anni i benefici variano dai 12 ai 15.000 euro".

Si è considerato il costo dell'indennizzo pari a 1,5 o 2 mensilità per anno lavorato, calcolando anche l'ipotesi di fissare un'indennità minima di 3 o 4 mensilità se il licenziamento avviene entro il primo anno.

La convenienza, per la Uil, scomparirebbe solo in presenza di redditi superiori ai 30 mila euro.

NCD: SU DECRETO GOVERNO A RISCHIO. DAMIANO: TUTELARE GIOVANI

In attesa del varo dei decreti, centristi del governo e sinistra Pd mettono in guardia Matteo Renzi, da fronti opposti.

Il presidente dei senatori della neonata Area Popolare (Ncd-Udc), Maurizio Sacconi, ricorda che il decreto dedicato al contratto a tutele crescenti deve "affermare la regola dell'indennizzo e del risarcimento limitando la reintegrazione ai soli casi del licenziamento discriminatorio o infamante".

Qualora invece dovesse esserci una più ampia individuazione di fattispecie sottoposte alla sola reintegrazione "il governo è a rischio e non solo perché i ministri dell'Area popolare farebbero valere le loro ragioni ma perché verrebbe meno l'atto di fiducia della Commissione europea nei confronti del percorso riformatore italiano".

Sul fronte opposto il presidente della commissione Lavoro della Camera, Cesare Damiano del Pd, si augura che il decreto, più che far piacere all'Europa, tuteli i "giovani che verranno assunti a partire dal 2015, per i quali non è augurabile una diminuzione di tutele che assomigli alla totale libertà di licenziamento".

"Per questo riteniamo aberranti le notizie che riguarderebbero la possibilità di licenziare per scarso rendimento", conclude l'ex ministro del Lavoro.

(Francesca Piscioneri)

((Redazione Roma, reutersitaly@thomsonreuters.com, +39 06 85224245, Reuters Messaging: francesca.piscioneri.reuters.com@reuters.net))

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