di Paolo Biondi
ROMA (Reuters) - Matteo Renzi lancia il suo "patto": tagli alle tasse sulla prima casa dal 2016, sull'Ires dal 2017 e sull'Irpef nel 2018. Dopo aver annunciato l'iniziativa all'assemblea del Pd sabato all'Expo di Milano, ieri il premier ha fatto il punto con il ministro del Tesoro Pier Carlo Padoan per trovare come finanziare questa sforbiciata alle tasse e renderla credibile.
Il "patto" sarà nero su bianco già nella legge di Stabilità dell'autunno e troverà risorse in tre voci di bilancio: tagli alla spesa pubblica, risorse derivanti dal rilancio dell'economia e dalla crescita del Pil, risorse europee grazie al cammino di riforme intrapreso dal Paese e che Renzi non vuole che si appanni neppure in questa torrida estate parlamentare.
C'è un punticino che aiuterebbe a dare credibilità al piano. Il preaccordo sul nucleare con l'Iran ha fatto crollare il pezzo del petrolio: il costo del barile è passato dagli oltre 90 dollari di qualche mese fa agli attuali circa 50. Un bel ribasso, non c'è che dire.
Ma l'autista italiano che va a far benzina trova prezzi al distributore intorno a 1,7 euro per litro della verde. Più o meno lo stesso prezzo dell'inverno scorso. Eppure la principale azienda petrolifera italiana, che funge da traino sulle altre anche nei prezzi alla pompa, è l'Eni, a controllo pubblico. Si tratta della prima azienda che dovrebbe benificiare della fine dell'embargo all'Iran.
Perché l'azionista pubblico non attua una moral suasion per portare il prezzo della benzina a più miti consigli? E' vero che il prezzo della benzina è una slot machine per le casse pubbliche, ma moderarne il prezzo rende credibili le intenzioni del capo del governo.