MILANO (Reuters) - Il presidente dell'Eurogruppo Mario Centeno non ritiene che gli eurobond siano necessariamente una risposta alla crisi europea innescata dall'epidemia di coronavirus ma non lo esclude.
"Non necessariamente ma non lo escludo. C'è una proposta di usare il quadro finanziario pluriennale, cioè il bilancio europeo, e un'altra di emettere debito comune. Le due non si escludono necessariamente. L'importante è spalmare nel tempo il costo della risposta", spiega Centeno al Corriere della Sera.
I ministri delle Finanze della Ue hanno raggiunto la scorsa settimana un'intesa su un pacchetto di misure da 500 miliardi di euro per combattere l'impatto sull'economia del coronavirus ma si sono aggiornati al 23 aprile per mettere a punto i dettagli, lasciando per ora irrisolte una serie di questioni tra cui la contrapposizione tra stati del Sud Europa e del Nord sull'utilizzo di debito comune.
"Sarà un vertice importante. Mi aspetto che ci dia un indirizzo", dice Centeno a proposito del Recovery Fund proposto dalla Francia. Se invece i capi di stato e di governo non troveranno un accordo "sarebbe un fallimento", secondo il presidente.
"Ora ci sarà un enorme accumulo di debito e, come ha detto l'Eurogruppo, ora dobbiamo decidere come distribuire nel tempo i costi di questa crisi. Non un solo Paese può sentirsi fuori", spiega.
Il Recovery Fund "è un modo per assicurare la solidarietà europea agli Stati più colpiti. Del resto la solidarietà è un'idea di base dell'Unione. E questa non è una crisi da affrontare con manuali vecchi, qui non è una questione di problemi strutturali dei singoli Paesi. Dobbiamo giocarcela come un solo giocatore", aggiunge Centeno.
A proposito della posizione dell'Italia contraria all'utilizzo del Meccanismo Europeo di Salvataggio (Mes), Centeno si limita a commentare: "prendo le parole che si pronunciano un po' in tutta Europa come parte di un negoziato".
Sui tempi dell'intervento "un piano per la ripresa deve scattare non appena usciamo dai lockdown", secondo Centeno.
"Parte del denaro dev'essere disponibile all'inizio dell'estate o a tarda primavera. All'inizio il piano sarà più lento, ma prevediamo un rimbalzo nel 2021. Se decidessimo di usare il bilancio Ue, come sappiamo inizia solo nel 2021, se troviamo l'accordo. Ma abbiamo degli strumenti per soluzioni-ponte nel frattempo e le somme più significative possono essere raccolte nel 2020. Sapendo che serviranno poi due anni per tornare ai livelli di reddito del 2019", conclude.