ROMA (Reuters) - Dopo tre anni di recessione il 2015 sarà un anno di "crescita modesta" e di lieve deflazione per l'Italia, in uno scenario che continua ad essere affetto da "elevata incertezza".
La Banca d'Italia ha ridotto a +0,4% dal +1,3% di luglio la stima del Pil per il 2015 e vede il 2016 a +1,2%, secondo quanto si legge nel nuovo Bollettino economico.
L'andamento dei prezzi al consumo resterà "debole": la variazione dell'indice Ipca quest'anno sarebbe negativa di 0,2 punti percentuali, "risentendo in larga misura del forte calo delle quotazioni del petrolio".
Resta fragile il mercato del lavoro, con il tasso di disoccupazione che dovrebbe restare fermo al 12,8% fino a tutto il 2016.
Le ultime stime ufficiali del governo risalgono all'inizio di ottobre e indicano un Pil programmatico di +0,6% nel 2015 e di +1% nel 2016.
L'attività economica verrebbe sostenuta dalla caduta del prezzo del petrolio, dal deprezzamento dell'euro e dalle misure di riduzione del cuneo fiscale.
Rischi al ribasso possono derivare dal riacutizzarsi di tensioni sui mercati, connesso con l'evolversi della situazione politica in Grecia e la crisi in Russia, e da un indebolimento delle economie emergenti. I rischi sull'inflazione risentono anche dell'eventualità di un'ulteriore flessione delle aspettative.
Lo scenario previsivo incorpora gli effetti della legge di Stabilità, che dovrebbe avere un impatto positivo di 0,2 punti, dice Bankitalia.
Il governo ha programmato una correzione strutturale del disavanzo di 0,3 punti percentuali nel 2015. Se l'Europa chiedesse uno sforzo di 0,5 punti, stima Bankitalia, "l'economia italiana si troverebbe quest'anno ancora in recessione o rimarrebbe, nella migliore delle ipotesi, pressoché ferma".
L'Italia dovrebbe aver chiuso il quarto trimestre del 2014 con un Pil "marginalmente" in calo e una produzione industriale "diminuita di quasi mezzo punto percentuale in termini congiunturali". Nella media dell'intero anno il Pil sarebbe sceso di 0,4 punti.
I dati disponibili sono coerenti con un indebitamento netto prossimo al 3% del Pil, mentre il rapporto tra il debito e il prodotto dovrebbe essere salito di circa "quattro punti percentuali, collocandosi in prossimità del 132%".
Come già nei giorni scorsi, Bankitalia smentisce che vi sia una chiara tendenza alla crescita delle passività accumulate sul sistema europeo Target2 ed esclude quindi una fuga di capitali.
"Il 15 gennaio il disavanzo di Target2 ammontava a 190 miliardi, un livello inferiore di 7 miliardi a quello registrato alla fine del settembre scorso" e più basso dei 209 miliardi con cui si è chiuso il 2014.
Il saldo passivo è aumentato nella seconda metà del 2014 perché il Tesoro, attingendo "alle proprie eccezionalmente ampie disponibilità di cassa", ha ridotto l'emissione di nuovo debito, in media sottoscritto per quasi "un terzo da investitori esteri", ribadisce Bankitalia.
"Il temporaneo aumento registrato alla fine di dicembre è attribuibile in larga misura a operazioni interbancarie ed è stato riassorbito nei primi giorni del nuovo anno", aggiunge il bollettino.