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INTERVISTA - Bagnai: il nuovo governo non è una minaccia per l'euro

Pubblicato 27.06.2018, 13:54
© Reuters. Il premier Giuseppe Conte con i ministri Matteo Salvini e Luigi Di Maio e il sottosegretario alla presidenza del Consiglio Giancarlo Giorgetti

di Gavin Jones

ROMA (Reuters) - Il nuovo governo italiano non farà nulla per danneggiare l'euro e gli investitori non hanno motivi per temere l'agenda politica dell'esecutivo che è pro mercato e a favore delle imprese, ha detto il senatore euroscettico della Lega Alberto Bagnai.

I mercati la scorsa settimana hanno venduto attività italiane e l'euro dopo che Bagnai, economista anti-euro, è stato nominato a capo della Commissione finanze del Senato.

Nel suo libro "Il tramonto dell'euro", scritto nel 2012, ha auspicato la fine della moneta unica, e alcuni analisti hanno ipotizzato che la sua influenza sulla politica del governo potrebbe portare a una crisi di mercato e una possibile uscita dell'Italia dall'euro.

Tuttavia, in una intervista con Reuters il 55-enne ex professore di economia ha detto che i mercati non hanno capito le sue intenzioni e quelle del governo.

"Questo governo, con questo programma, non farà nulla per attaccare l'euro", ha detto Bagnai, sottolineando che mentre lui non intende rinunciare a nessuna delle sue posizioni accademiche di critica alla moneta unica, la realtà politica è un'altra questione.

"Dire che l'euro sia una buona idea è come dire che la terra è piatta, ma poi c'è la responsabilità politica", dice.

"Noi siamo politicamente responsabili e questo significa non imporre una agenda accademica a una maggioranza parlamentare, questo è un punto cruciale che deve essere capito".

La Lega ha un accordo di governo con il Movimento 5 Stelle e nel loro programma comune, scritto dopo settimane di negoziati, non c'è nulla che richiami la questione della permanenza dell'Italia nella moneta unica, ma i mercati restano nervosi e i titoli governativi italiani sono stati spesso colpiti dalle vendite.

"PRE-MAASTRICHT"

Entrambi i partiti hanno una storia di euroscetticismo e la loro agenda politica include importanti tagli alle tasse e una spinta alla spesa per il welfare che potrebbe potenzialmente far crescere il deficit pubblico e il debito italiano.

Inoltre, mentre il M5s ha accantonato la sua retorica anti euro nel corso dell'ultimo anno, il manifesto elettorale della Lega ha invocato un ritorno a una situazione "pre-Maastricht", in riferimento al trattato che ha aperto la strada all'adozione della moneta unica.

"Non è nel nostro programma comune di governo perché il M5s non lo voleva e la maggior parte degli italiani non lo vogliono. Noi abbiamo avuto il 17% e il M5s il 33%. Fine della storia!", ha detto Bagnai nel suo ufficio al Senato.

Il senatore dice che la Lega, la cui base elettorale è tra le piccole e medie imprese del Nord, è "intrinsicamente a favore delle imprese e del mercato" e lui è fiducioso che i mercati avranno un atteggiamento più favorevole quando il governo inizierà ad attuare le sue politiche.

Bagnai dice che la coalizione attuerà il programma "con gradualità, in un orizzonte di 5 anni", per salvaguardare i conti pubblici, e se la crescita mantenesse il passo potrebbero perfino essere confermati gli obiettivi di riduzione del deficit che aveva fissato il precedente governo di centro-sinistra.

Ma ha anche sottolineato che l'Italia intende dare battaglia per cambiare le regole Ue sui bilanci per consentire un maggiore ricorso agli investimenti pubbici, e promette un approccio più aggressivo nei negoziati rispetto a quello dei precedenti governi.

"La Germania e la Francia meritano il nostro rispetto perché in Europa hanno difeso i loro interessi, e questo è giusto", dice, enfatizzando con la voce la parola finale della frase.

Togliere gli investimenti dal calcolo della spesa nei deficit pubblici dei Paesi dell'area, porterebbe a una crescita più equilibrata e meno guidata dall'export in Germania ed è anche nell'interesse dell'intera eurozona, dice Bagnai.

"I mercati sono nervosi perché non siamo ancora stati messi alla prova", dice.

© Reuters. Il premier Giuseppe Conte con i ministri Matteo Salvini e Luigi Di Maio e il sottosegretario alla presidenza del Consiglio Giancarlo Giorgetti

"La gente parla sempre del deficit ma non di quello che vogliamo fare per contrastare l'evasione fiscale, la corruzione e per semplificare la burocrazia".

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