MILANO (Reuters) - La rapida soluzione della crisi di governo seguita al referendum costituzionale del 4 dicembre è un elemento di rassicurazione, anche se l'effetto della situazione politica sul rating italiano resta da valutare.
Lo dice a Reuters il co-responsabile rating sovrani di Dbrs Fergus McCormick.
"Il fallimento del referendum è stato una battuta d'arresto per l'agenda delle riforme. Ma la rapida formazione del governo Gentiloni è rassicurante dopo le dimissioni di Matteo Renzi" afferma McCormick, aggiungendo tuttavia: "l'impatto di questi sviluppi sui nostri rating relativi all'Italia non è lineare".
All'indomani del voto Dbrs aveva definito "certamente" negative per il merito di credito dell'Italia la vittoria del 'no' e le successive dimissioni del governo.
Dbrs ha attualmente sotto osservazione per un possibile taglio il rating sovrano 'A(low)' sull'Italia. Un downgrade porterebbe la valutazione sul Paese in area 'BBB' per tutte le agenzie seguite della Bce, con conseguente aumento dei costi per gli istituti di credito italiani nelle operazioni di rifinanziamento in banca centrale. La review sul rating da parte di Dbrs verrà conclusa non oltre 3 febbraio prossimo.
MONTEPASCHI INCOGNITA CHIAVE
Strettamente legata e interdipendente alla situazione politica, secondo Dbrs, è la vicenda Mps (MI:BMPS).
Secondo McCormick "la stabilità creata dal nuovo governo è positiva per la soluzione e la ricapitalizzazione di Montepaschi" ma anche che la durata dell'esecutivo "dipenderà in parte" dal successo della ricapitalizzazione della banca. L'analista nota comunque che una "ricapitalizzazione che coinvolga fondi pubblici e la conversione forzata in azioni dei bond subordinati, detenuto da circa 40.000 piccoli investitori, sarebbe molto impopolare".
PROSPETTIVE CRESCITA E DEBITO
McCormick torna infine a sottolineare la rilevanza della questione della bassa crescita del paese.
"Importante per i rating è anche l'effetto dei recenti sviluppi politici e di una possibile ricapitalizzazione bancaria sulla domanda domestica" afferma McCormick. "Se i consumi e gli investimenti delle imprese dovessero rallentare ulteriormente, il Pil nominale rallenterebbe a sua volta portando a un ulteriore incremento del debito/Pil. Ciò sarebbe preoccupante".
(Giulio Piovaccari)
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