Nel primo semestre 2018 i mercati emergenti sono stati gli investimenti che hanno reso meno: grazie alle competenze degli asset manager è però possibile sfruttare le opportunità d’investimento.
Tra il primo gennaio di quest’anno e il 30 giugno l’indice MSCI Emerging Markets, ovvero l’indice dei fondi azionari paesi emergenti, ha registrato un calo di circa 11%, la peggiore performance tra tutte le categorie dei fondi azionari geografici. Nello stesso arco di tempo, i fondi obbligazionari paesi emergenti hanno accusato pesanti perdite: anche in questo caso la peggior performance semestrale tra tutte le categorie di fondi obbligazionari.
FASE DI DIFFICOLTÀ PER GLI EMERGENTI
Si tratta di performance che certificano la fase di difficoltà nella quale sono precipitate le asset (azioni e debito) dei mercati emergenti da fine gennaio in poi. Un drastico cambio di regime visto che nel 2017 i fondi azionari paesi emergenti erano riusciti a piazzarsi nella poltrona d’onore (secondi soltanto ai fondi azionari Italia) con un rendimento annuale del +17,74% mentre i fondi obbligazionari paesi emergenti si erano laureati primatisti assoluti tra tutti i fondi obbligazionari con un +4,75%.
Obbligazioni cinesi, tempo e Renminbi giocano a favore
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IL DOPPIO EFFETTO COMBINATO FED – DOLLARO
Ad influire negativamente sull’appeal dei mercati emergenti hanno contribuito diversi fattori, a cominciare dal doppio effetto combinato Fed – dollaro. La politica monetaria della banca centrale americana, sempre più determinata sul sentiero della normalizzazione (rialzo dei tassi di interesse dopo un prolungato periodo di espansione monetaria), con una riduzione del bilancio. Il rialzo dei tassi, l’ultimo dei quali lo scorso mese, ha assicurato un supporto al dollaro che da aprile si è rafforzato su tutte le principali valute, soprattutto quelle dei mercati emergenti e, ancora più in particolare quelle più indebitate (debito che in larga percentuale è stato emesso nel corso degli ultimi anni nella valuta di Washington) e quelle con la bilancia commerciale più squilibrata (in primis Argentina e Turchia).
BIGLIETTO VERDE IN RAFFORZAMENTO DA APRILE
Da aprile il dollaro americano si è rafforzato non soltanto sull’euro (di oltre il 6%) ma anche rispetto alle valute emergenti: tra i due-tre punti percentuali (nel caso del rublo russo, del peso filippino, del ringgit malese, del dollaro di Taiwan e della rupia indonesiana), ovvero di circa sei punti percentuali (rupia indiana, bath tailandese, renminbi cinese e peso colombiano) e fino agli oltre dieci punti percentuali (peso messicano, zloty polacco, fiorino ungherese, lira turca, rial brasiliano rand sudafricano e peso argentino).
TASSI USA A 2 ANNI AL 2,5%
La politica di rialzo dei tassi da parte della Fed ha comportato un rialzo dei tassi a breve negli Stati Uniti che dall’inizio di settembre dello scorso anno sono praticamente raddoppiati. In particolar modo ne hanno risentito i rendimenti dei titoli di stato americani a breve che si sono mossi repentinamente al rialzo; il Treasury USA a due anni è addirittura passato da un rendimento annuo dell’1,266% dell’8 settembre 2017 all’attuale 2,536%. Una cedola ghiotta in un contesto di tassi che resta, in giro per il mondo, ancora ai minimi termini. Per gli investitori internazionali disporre di un titolo considerato un ‘porto sicuro’ come lo è un titolo di stato USA a due anni che paga un rendimento di due punti percentuali e mezzo offre una opzione solida alternativa ai titoli del debito emergente: non a caso, gli ETF e i fondi specializzati sulle obbligazioni dei paesi in via di sviluppo hanno sofferto negli ultimi due mesi ingenti flussi di disinvestimento.
La curva amica dei tassi americani
La curva amica dei tassi americani
CAUTELA NEL BREVISSIMO TERMINE
“Da un punto di vista dei fondamentali e della valutazione, il debito dei mercati emergenti sembra molto interessante rispetto ai livelli attuali, tuttavia, restiamo cauti nel brevissimo termine a causa di dinamiche tecniche negative” puntualizza Marcelo Assalin, Head of Emerging Market Debt di NN Investment Partners, secondo il quale potrebbe essere necessario un po’ di tempo perché i deflussi dai fondi emergenti si invertano alla luce anche del fatto che la liquidità risulta di solito inferiore alla media durante i mesi estivi.
DOLLARO FRENATO DAI DEFICIT GEMELLI USA
Per Marcelo Assalin gli ampi deficit gemelli americani (quello di bilancio e quello commerciale) dovrebbero tuttavia esercitare un freno all’estrema forza del dollaro. “Riteniamo che i ritorni temporaneamente negativi degli asset siano causati da fattori tecnici e che i fondamentali e le valutazioni costituiscano un sano e robusto terreno per i rendimenti di lungo termine. La stessa volatilità, probabilmente destinata a durare per tutta l’estate, può rappresentare un’opportunità per gli investitori” conclude Marcelo Assalin.
Obbligazioni, giusto mix tra debito emergente e titoli di stato USA a breve
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L’OMBRA DELLE TENSIONI COMMERCIALI
Resta il fatto che gli investitori dovranno fare i conti on un altro fattore di forte disturbo alle asset class dei mercati emergenti: le tensioni commerciali che rischiamo di sfociare in una vera e propria guerra commerciale. Infatti, in un mondo globalizzato dove i paesi in via di sviluppo riescono a competere sui mercati internazionali grazie al libero scambio di materie prime, merci e servizi, il progressivo deterioramento del commercio sui quali pesano i dazi già annunciati e quelli probabili, i paesi emergenti sono quelli che rischiano di più.
IMPORTANTI APPUNTAMENTI ELETTORALI
A tutto questo contesto poco favorevole nell’immediato ai mercati emergenti si aggiungono importanti appuntamenti elettorali. Nel primo semestre del 2018 diversi paesi emergenti, tra cui Turchia, Colombia, Paraguay e Venezuela, sono stati chiamati ad esprimersi nelle urne elettorali: altri appuntamenti di rilievo sono le elezioni presidenziali in Messico, appena concluse, e quelle del prossimo ottobre in Brasile.
VOLATILITÀ, RISCHI E OPPORTUNITÀ
”Valutare il rischio politico e l’indirizzo delle politiche è una parte fondamentale del nostro processo di ricerca. Gli eventi politici possono presentare rischi, ma anche opportunità, come evidenziato di recente dalla vittoria dell’opposizione in Malesia e dal cambio di leadership del partito nell’ANC in Sudafrica” commenta David Robbins, co-gestore del fondo TCW Funds Emerging Markets Local Currency Income. Il punto fondamentale diventa quello se continuare a investire nei mercati emergenti. Se gli asset manager specializzati sui mercati emergenti dovessero ritenere che i risultati delle elezioni in Messico e quelli in Brasile potrebbero indebolire le stime di crescita oltre le aspettative iniziali, è probabile che cercheranno di ridurre ulteriormente le posizioni in portafoglio che detengono nei mercati azionari emergenti.
** Il presente articolo è stato redatto da FinanciaLounge