ROMA (Reuters) - Il governo, nel dialogo in corso con i sindacati, deve trovare soluzioni sostenibili per favorire l'uscita flessibile dal lavoro, senza perpetrare le 'salvaguardie' nate per gli esodati della riforma Fornero che, in quanto misure tampone, si sono mostrate "costose e inadeguate".
Lo sostiene l'Inps nel Rapporto annuale riferito all'attività del 2015, presentato stamani.
"Ci sono forme di flessibilità sostenibile alla nostra portata, che darebbero risposte sia a coloro che vogliono uscire dal mercato del lavoro, pur consapevoli che una scelta anticipata ridurrebbe per sempre il loro trattamento pensionistico, sia a coloro che devono entrare nel mercato del lavoro", si legge nella relazione.
Il governo vorrebbe introdurre nella prossima legge di Stabilità norme che consentano di andare in pensione fino a tre anni prima grazie a un anticipo finanziario dell'assegno netto per gli anni che mancano alla vecchiaia (oggi a 66,7 anni) con il pagamento di una rata di ammortamento di 20 anni, copertura assicurativa ed una detrazione fiscale sulla parte del capitale anticipato per alcuni soggetti più deboli.
Al contrario, "perpetrare il ritardo nel trovare soluzioni sostenibili rischia di alimentare ancora il ricorso a soluzioni inique e onerose, ovvero a soluzioni estemporanee e scarsamente efficaci".
Il riferimento è alle sette salvaguardie pensate inizialmente per i cosiddetti esodati creati dalla riforma Fornero, ovvero coloro rimasti senza né lavoro né pensione a seguito del drastico innalzamento dell'età pensionabile determinato dalla riforma. Secondo l'Inps, tali misure "hanno eroso fino a un sesto dei risparmi conseguiti dalla riforma del 2011", con un costo amministrativo ombra di quasi 34 milioni di euro causato dal personale dell'istituto distolto da altre attività.
"Pur essendo state introdotte per affrontare situazioni di emergenza sociale, le salvaguardie non tengono conto del livello di reddito delle famiglie dei beneficiari. Una pensione salvaguardata su 8 vale più di 3.000 euro al mese".
Con sette diversi decreti, i governi che si sono succeduti dal 2012 hanno finora tutelato oltre 170.000 lavoratori cosiddetti esodati. E per settembre si annuncia un ottavo intervento per altre 30.000 persone.
Secondo il presidente dell'Inps, Tito Boeri, "sarebbe paradossale che il confronto in atto fra governo e sindacati sulla flessibilità in uscita si concludesse ancora una volta con interventi estemporanei e parziali".
Quanto al ruolo dell'istituto, "ci stiamo attrezzando per meglio contribuire all'attuazione di misure che si annunciano non prive di una certa complessità", chiude Boeri.