Investing.com - Sui mercati finanziari e tra gli economisti è forte la convinzione che la Federal Reserve (Fed) lascerà invariata la politica monetaria invariata per il nono mese consecutivo questo mercoledì. Nel caso in cui la banca centrale statunitense rispetti le aspettative dei mercati, gli investitori andranno alla ricerca dei minimi suggerimenti sui cambiamenti della politica a breve termine verso la normalizzazione.
La Federal Reserve non dovrebbe intervenire sui tassi di interesse a conclusione dei due giorni di vertice sulla politica monetaria, alle 14:00 ET (18:00 GMT), ma gli investitori si concentreranno sulle previsioni sulla crescita economica ed i tassi di interesse saranno rilasciate in concomitanza alla decisione sul tasso. Questi dati saranno utili per valutare la tempistica per il ritorno alla normalizzazione della politica.
La Presidente della Fed Janet Yellen terrà l’attesissima conferenza stampa 30 minuti dopo l’annuncio, conferenza che sarà seguita con particolare attenzione dagli investitori per avere indicazioni sull’economia o sui futuri aumenti dei tassi.
Le ragioni che potrebbero spingere la Fed a non agire
I sondaggi tra gli economisti mostrano che si prevede che la Fed non agirà fino al vertice di dicembre, mentre un sondaggio Reuters della scorsa settimana mostrate le probabilità media di un aumento dei tassi era al 25%, mentre è solo al 6% probabilità di una imminente decisione.
I mercati prevedono una probabilità soltanto del 15% di un aumento dei tassi questa settimana, secondo lo Strumento di Controllo dei Tassi della Fed di Investing.com.
“L’ultima volta in cui la Fed è intervenuta sui tassi con delle probabilità così basse risale al 1994, ha dichiarato ieri Jan Hatzius capo economista di Goldman Sachs.
Dopo le dichiarazioni piuttosto caute degli attuali governatori della Fed Lael Brainard e Daniel Tarullo, l’ex presidente della Fed di Minneapolis, Narayana Kocherlakota, ha evidenziato un altro punto a sfavore per un eventuale intervento della Banca centrale statunitense.
Ha puntualizzato che è molto probabile che la Fed non intervenga dopo le parole caute di Brainard e Tarullo.
“L’ultima volta che la Fed è intervenuta con due governatori contrari è stata nel 1993,” ha evidenziato Kocherlakota.
Sia i media finanziati che gli analisti hanno sottolineato la vicinanza delle elezioni presidenziali dell’8 novembre, suggerendo che è probabile che la Fed non agirà anche per evitare accuse di eventuali coinvolgimenti politici.
Tuttavia, dati alla mano, la Fed ha tagliato i tassi d’interesse due mesi prima delle elezioni presidenziali in tre occasioni dal 1984, quindi la prossimità delle elezioni presidenziali non è da considerarsi un deterrente assoluto.
L’autorità monetaria statunitense alzato i tassi di interesse di 25 punti base il 21 settembre 2000 e quattro, esattamente 12 anni prima della decisione di oggi.
C'è chi scommette s un aumento dei tassi
Nonostante una così diffusa convinzione che un aumento dei tassi sia improbabile questo mercoledì, secondo alcuni esperti un intervento sui tassi è ancora possibile questo pomeriggio.
L’economista statunitense Rob Martin della Barclays ha previsto un aumento dei tassi anche se “fuori dal coro”.
“Continuano ad essere convinti di un intervento a settembre perché crediamo sia questo che il FOMC ha comunicato -- perché crediamo che di questo che hanno parlato il presidente e il vicepresidente a Jackson Hole”, ha spiegato.
L’economista senior statunitense di BNP Paribas Laura Rosner sembra convinta di un intervento da parte della Fed, poiché i dati sull’occupazione avrebbero dato alla Fed un margine di intervento verso possibilità di una normalizzazione della politica.
Laura Rosner ha aggiunto che i mercati si aspettano che la Fed “si tirerà indietro” ancora una volta, ma che invece secondo lei la mancanza di intervento degli ultimi nove mesi è dovuta a “shoc molto particolari arrivati da tutte le direzioni”.
Ha concluso dicendo che “ adesso, ci siamo, il polverone passato, i rischi sono diminuiti, e ci sono dei dati decenti”.
“Quindi se la febbre ha intenzione di aumentare gradualmente i tassi, perché non dovrebbe continuare?”
Proiezioni economiche aggiornate e dichiarazione della Fed
Assumendo che la Fed decida di seguire i mercati e lasci i tassi invariati, bisognerà fare molta attenzione alle proiezioni economiche aggiornate oltre le aspettative sui tassi di interesse, perché il cosiddetto “dot plot” traccia le previsioni della Fed per le prossime manovre di politica.
Morgan Stanley prevede che le previsioni sul PIL a medio lungo termine saranno riviste al ribasso all’ “1,8% o anche meno a settembre”, dal precedente 2,0%.
“Le previsioni a breve termine sull’inflazione sul tasso di disoccupazione dovrebbero subire delle leggere modifiche” hanno dichiarato gli analisti in una circolare per i clienti.
Sulla stessa linea Goldman Sachs che prevede “poco sul fronte economico”.
Secondo entrambi si prevede una importante riduzione delle previsioni sui futuri aumenti dei tassi d’interesse, sui quali già intervenuto dai quattro previsti dicembre a soltanto due a giugno.
“Ci aspettiamo che il dot plot mostri un percorso debole per la politica nel medio termine, con un aumento nel 2016, due aumenti 2017, tre nel 2018 e quattro nel 2019, portando il tasso dei fondi Fed al 2,897% alla fine del periodo di previsioni del FOMC, nel 2019.
In questa luce, questi analisti si aspettano molto dalla dichiarazione del FOMC, che secondo loro dovrebbe essere “abbastanza benevolo e lasciare la porta aperta ad ulteriori aumenti quest’anno, con i prossimi dati a supporto di questa o a supporto delle speranze per il prossimo anno”.
Hatzius di Goldman Sachs è andato leggermente oltre puntualizzando che la Fed è “molto lontana dall’essere unita” con sette membri che preferirebbero “ alzare subito gli interessi o almeno molto presto”.
“In questo tipo di situazioni, è facile che il FOMC utilizzi la dichiarazione ufficiale per trovare un compromesso, quindi ci aspettiamo un tono un po’ più deciso in queste dichiarazioni” ha dichiarato Hatzius in un briefing sul vertice della Fed.
La presidente Yellen avrà l’ultima parola
Indipendentemente dai risultati, Yellen prenderà la parola alle 2:30PM ET (18:30GMT) e sarà lei a ridurre o aumentare le aspettative dei mercati sulla normalizzazione della politica.
Nonostante il fatto che le decisioni sul tasso della Fed siano basate su una votazione equa, mercati generalmente considerano che l’ultima parola spetti al presidente sulla decisione. Gli investitori seguiranno con molta attenzione le dichiarazioni della presidente dopo la sua posizione piuttosto cauta durante il durante il Simposio Economico di Jackson Hole il 26 agosto.
“Credo che le condizioni per un aumento dei tassi dei fondi federali sia aumentata negli ultimi mesi” ha affermato.
Che la Fed colga o meno i mercati di sorpresa questo mercoledì con un aumento dei tassi d’interesse, la Yellen muove i fili della percezione dei mercati sulla prossima mossa.
Continua a seguire le aspettative dei mercati sulle prossime decisioni della Fed con lo strumento: