All’ingresso del Burgez che aprirà a Monza, il fondatore ha affisso la scritta “Burghy”. “Il mio è solo un atto d’amore”. E di marketing
È lui o non è lui? La risposta – ci duole dirlo – è no. Non è lui, il vero Burghy. Il fast food che nei magici anni Ottanta prendeva per la gola tutta Milano, dal “sancarlino” (allievo dello storico collegio San Carlo) incravattato alla sciura in ghingheri e boccoloni laccati, ha riacceso per poco le voglie dei nostalgici.
LA TROVATA DI MARKETING
A scatenare l’euforia collettiva è stato l’imprenditore Simone Ciaruffoli, fondatore e ad della catena Burgez, approdata a Milano nel 2015 con il primo locale sui Navigli e oggi meta irrinunciabile dei burger lovers meneghini. La prossima apertura sarà a Monza e Ciaruffoli, per ingolosire i passanti, ha fatto tappezzare le vetrine del fast food con la scritta “Burghy”, in omaggio al re dei paninari. In un attimo è esploso il delirio. A partire da LinkedIn (NYSE:LNKD), dove ieri l’account di Burgez ha postato la foto del negozio di corso Milano, a Monza, con l’inconfondibile scritta gialla su sfondo rosso (quella del marchio Burghy) appesa all’ingresso. Da lì un’onda di malinconia ha travolto i social, per poi dissolversi in pochi minuti, appena svelato il trucco...
** Il presente articolo è stato redatto da FinanciaLounge