L’evoluzione della crisi da virus spinge gli economisti a rivedere al ribasso le stime sulla recessione, ma resta l’attesa di un rimbalzo nella seconda metà del 2020. Anche gli indicatori ‘high frequency’ segnalano peggioramento, mentre il virus riapre anche il dibattito sulla superiorità del ritorno di bond e azioni
RECESSIONE ATTESA PIÙ PROFONDA MA GLI ECONOMISTI CONTINUANO A VEDERE RIMBALZO NEL 2020
La crisi da virus è piombata su mercati azionari che viaggiavano ai massimi perché stavano prezzando un recupero dell’economia globale, ora invece le principali economie sono entrate o stanno entrando in recessione. Quanto lunga e quanto profonda? Reuters prova a trovare una risposta con un sondaggio condotto tra il primo e il 3 aprile su oltre 50 economisti in Nord America, Europa e Asia, le cui risposte puntano a una contrazione globale dell’1,2% con una stima di -4,9% nello scenario peggiore per quest’anno, contro un’espansione dell’1,6% attesa appena tre settimane fa. La stima è il punto mediano tra due estremi di -6,0% e +0.7%. La maggioranza degli interpellati crede infatti che il massiccio stimolo monetario e fiscale messo in campo finora potrebbe non bastare a evitare la recessione, ma vede anche una caduta forte e temporanea seguita da un robusto rimbalzo nel terzo trimestre. Riguardo ai tempi di uscita, 11 economisti stimano 3-6 mesi, nove 6 mesi o più e due addirittura 1-2 anni. Per la sola economia americana le stime del PIL del primo trimestre sono state ridotte a -2,5% annualizzato seguito da una caduta del 20% nel secondo, contro attese di +0,7% e -5% solo poche settimane fa...
** Il presente articolo è stato redatto da FinanciaLounge