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Aumento dei tassi di interesse: tutti a bordo del bus!

Pubblicato 12.10.2021, 19:24
© Investing.com

Di Geoffrey Smith 

Investing.com - I tassi di interesse iniziano ad assomigliare al proverbiale London bus: prima non sale nessuno, poi tutti a bordo in una volta.

Dopo aver interessato solo le economie emergenti per gran parte del 2021, ora il trend sta raggiungendo le economie avanzate. Norvegia, Nuova Zelanda, Corea del Sud e Islanda hanno alzato i tassi di interesse da agosto. La prossima, è quasi certo, sarà la Gran Bretagna.

Le interviste con due membri della Bank of England durante il weekend hanno lasciato pochissimi dubbi sul fatto che il primo aumento dei tassi della banca dall’agosto 2018 possa arrivare prima della fine dell’anno. Michael Saunders, uno dei falchi della banca, ha dichiarato al Sunday Telegraph che il mercato ha ragione ad aspettarsi un aumento dei tassi “molto prima” di quanto si era pensato inizialmente, mentre il Governatore Andrew Bailey ha ammesso allo Yorkshire Post che: “ovviamente” è “preoccupato” dall’inflazione ben oltre l’obiettivo. Al 3,2% ad agosto, l’IPC è al massimo degli ultimi nove anni.

Per la maggior parte dell’anno, la BoE si è comportata come la Federal Reserve e la Banca Centrale Europea, vedendo l’inflazione come temporanea. Sebbene Bailey pensi ancora che sia così, la sua istituzione ha dei problemi maggiori rispetto alla Fed o alla BCE a mantenere la propria credibilità. Gli indicatori dei mercati sulle aspettative di inflazione hanno iniziato a salire rapidamente. Le previsioni per il quinquennio sono salite al 3,6% alla fine di settembre, il massimo dalla vigilia del collasso di Lehman Brothers nel 2008.

“Abbiamo assistito ad una variazione dei prezzi molto forte indesiderata”, ha dichiarato Bailey. “Dobbiamo… evitare che la cosa continui in quanto ovviamente sarebbe molto pericoloso”.

Non ci sorprende che, tra i paesi del G7, le aspettative di inflazione si stiano disancorando prima nel Regno Unito, un paese la cui memoria istituzionale è segnata dall’esperienza della stagflazione negli anni ‘70. La Brexit ha aggiunto un ulteriore livello di complessità ai problemi del mercato del lavoro che interessano tutto il mondo sviluppato dall’inizio della pandemia. Inoltre, c’è una prova abbastanza chiara del fatto che i prezzi più elevati stiano già spingendo i salari più in alto: l’inizio della temuta “spirale salari-prezzi” che è il cuore dell’inflazione reale (in contrasto con lo strano picco dei prezzi delle auto usate che ha guidato l’allarme inflazione all’inizio di quest’anno negli Stati Uniti).

I dati rilasciati martedì nel Regno Unito dall’ufficio per le statistiche nazionali hanno mostrato che i guadagni medi, esclusi i bonus, sono aumentati del 6,0% nei 12 mesi fino ad agosto. Si tratta di una lettura inferiore rispetto al un picco del 7,3% di giugno, ma è ancora ben al di sopra di qualsiasi livello che la Banca considererebbe normalmente sostenibile. 

Lo stesso processo si sta verificando negli Stati Uniti, seppur ad un ritmo leggermente più lento. Secondo i dati Bloomberg, il cosiddetto pareggio dell’inflazione a 5 anni è salito a poco meno del 2,6%. Anche la Fed ha davanti a sé una sfida per mantenere la sua credibilità. 

Tra i paesi emergenti d’Europa, le banche centrali di Repubblica Ceca, Ungheria, Romania e Polonia hanno tutte alzato i tassi d’interesse nell’ultimo mese, l’ultima delle quali contro le forti pressioni del governo a non farlo.

Solo alla Banca Centrale Europea e alla Banca Nazionale Svizzera i funzionari sono ancora tranquilli su come stanno andando le cose. Le ultime previsioni economiche della BCE proiettano ancora L’IPC al di sotto del suo obiettivo del 2% tra due anni. Questo, agli occhi di molti a Francoforte, equivale ad una giustificazione per allentare ulteriormente la politica. Il capo economista della BCE, Philip Lane, ha dichiarato lunedì durante una conferenza che gli aumenti dei prezzi una tantum, soprattutto quelli dominati dalle fluttuazioni dei prezzi dell’energia, non dovrebbero essere confusi con un aumento dell’inflazione sottostante. Un decennio di ricerche della BCE mostra che l’energia ha rappresentato una parte maggiore degli aumenti dell’IPC negli ultimi anni rispetto al passato, proprio perché l’inflazione sottostante è così debole.

Avendo sovrastimato le pressioni inflazionistiche sottostanti per la maggior parte della sua storia, la BCE corre probabilmente il rischio di non identificare la vera inflazione se e quando finalmente arriverà. Tuttavia, il suo record recente suggerisce che per adesso è giusto mantenere la calma. Per il Regno Unito, tuttavia, l’autobus sta partendo, e sarà una lotta per riuscire salire a bordo in tempo.

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