Secondo gli analisti l’offerta della Borsa di Hong Kong sul London Stock Exchange non avrà ripercussioni sugli asset italiani. I problemi delle banche sono dovuti alla scarsa redditività provocata dalla politica ultra espansiva della Bce
Nessun pericolo, anzi magari qualche vantaggio: se l’offerta della Borsa di Hong Kong che vuole unirsi con quella di Londra andasse in porto, per Piazza Affari che fa parte del circuito del London Stock Exchange non cambierebbe praticamente nulla. Così come per i titoli di debito pubblico, oltre 400 miliardi di euro, di cui 287 in Btp, come certificato a luglio da Bankitalia, che sono nella pancia dei nostri istituti di credito. “Chiariamo subito” ci spiega Emanuele Canegrati, senior analyst di BpPrime di Londra “che l’offerta riguarda la Borsa intesa come struttura, non le società che vi sono quotate”. Nessun rischio quindi, nonostante già ieri sia la Lega che il M5S hanno annunciato con interrogazioni e interpellanze urgenti di voler chiarimenti dal neo ministro dell’Economia, Roberto Gualtieri. “Per Hong Kong il deal non riguarda certamente l’Italia” annota Vincenzo Longo market analyst di Ig Group “non c’è un trasferimento degli asset nostrani in mano cinese così come non lo sono adesso in mano inglese”.
CON LA BREXIT PIAZZA AFFARI GIOCHERA’ UN RUOLO DI PRIMO PIANO
“I timori di un impatto su Borsa Italiana si erano già manifestati ai tempi della fusione con Londra; il tempo ha poi dimostrato che la fusione è stata positiva per entrambe, come prova ad esempio l’importazione del modello AIM UK al mercato Italiano, caratterizzato da un numero importante di piccole e medie imprese che trovavano fatica a quotarsi”. Ci spiega Angelo Meda, responsabile azionario di Banor Sim. “Ora si teme ancora la “periferizzazione” dell’Italia, che secondo alcuni potrebbe diventare un asset secondario e con pochi investimenti dedicati all’interno di un gruppo globale. Questi timori sono infondati: con la Brexit in dirittura d’arrivo, Milano potrebbe infatti essere il piede del gruppo all’interno del mercato comune europeo. La posizione di leadership nei mercati obbligazionari, inoltre conseguenza dell’importante debito pubblico del Paese, potrebbe addirittura essere uno dei punti di forza del nuovo gruppo e portare a nuovi sviluppi in altri mercati. La variabile chiave da definire – prosegue l’analista – sarà la governance della nuova società, fondamentale per poter mantenere separato il ruolo dei mercati regolamentati con gli interessi dei singoli Paesi, lasciando un ruolo il più possibile neutrale alle Borse facilitando al contempo l’utilizzo delle piazze finanziarie per raccogliere capitale e garantirne una allocazione efficiente”...
** Il presente articolo è stato redatto da FinanciaLounge