Di Mauro Speranza
Investing.com – Asta record per il trentennale italiano con scadenza il primo settembre 2050 e l’interesse per il Btp ha ‘infiammato’ soprattutto gli investitori esteri che rappresentano circa il 70% degli ordini.
Il titolo era stato offerto con un rendimento del 2,50% e ad acquistarlo sono stato soprattutto fund manager (67,8%), fondi pensione e assicurazione (5,7%) e hedge fund (6,5%). I fondi, pertanto, rappresentano l’80% dell’emissione, mentre il restante 20% è stato diviso tra banche private (13,3%), banche centrali ed enti governativi (6,4%).
Il titolo italiano, però, non è stato l’unico sommerso dalle richieste. In particolare, il ‘bono’ spagnolo a 10 anni ha segnato la cifra record di 53 miliardi di euro, superando i 48 miliardi del trentennale italiano.
Il trend è proseguito anche nel resto dell’Europa, con primati toccati anche in Irlanda, Belgio e Cipro, dove la “domanda è stata senz’altro sostenuta”, nota Luca Cazzulani, specialista in reddito fisso per Unicredit (MI:CRDI).
Se "la curva dei rendimenti tedeschi è interamente negativa e quella francese quasi”, spiega Cazzulani, “i Paesi che sono un po' più indietro nella scala dei rating offrono condizioni interessanti per gli investitori".
Verso un’offerta limitata a causa della BCE
Gli esperti di JP Morgan (NYSE:JPM) lanciano l’allarme: il 2020 potrebbe essere l’anno con la minore emissione di titoli di Stato dal 2008, con 188 miliardi di euro.
L’offerta dei titoli in circolazione proseguirà il calo, in quanto il Quantitative Easing rilanciato dalla Banca centrale europea potrebbe ridurre a 43 miliardi di euro le emissioni nette dei paesi dell’eurozona.
Paesi come Germani, Austria, Paesi Bassi e Finlandia, inoltre, potrebbero addirittura chiudere l’anno con un saldo negativo, emettendo meno titoli di quanto andrà in scadenza e di quanto la BCE acquisterà all’interno del suo programma di acquisti.