Di Alessandro Albano
Investing.com - Il 2023 sarà un anno complicato, con una recessione annunciata da banche ed economisti. A spaventare ulteriormente gli investitori ci ha pensato ieri il Direttore Generale del Fondo Monetario Internazionale, Kristalina Georgieva, che in un’intervista a CBS ha avvertito che il 2023 appena iniziato potrebbe essere “peggiore dell’anno passato”, in particolare per l'Europa.
Il FMI si aspetta che “un terzo dell’economia mondiale cada in recessione” perché Stati Uniti, Europa e Cina stanno tutti rallentando contemporaneamente mentre permane una probabilità del 25% che il Prodotto Interno Lordo mondiale cresca meno del 2%, cosa che viene classificata come una recessione tecnica.
"Sebbene la nostra previsione di base non si attesti per una recessione globale nel corso del prossimo anno, le probabilità che si verifichi sono molto elevate. L'Europa, tuttavia, non sfuggirà alla recessione e gli Stati Uniti sono sull'orlo del baratro", ha dichiarato la Georgieva all'emittente Usa.
Anche la Cina non se la esserà bene, con i prossimi due mesi che "saranno duri per la Cina e l'impatto sulla crescita cinese sarà negativo: e quindi l'impatto sulla regione sarà negativo, l'impatto sulla crescita globale sarà negativo", ha precisato.
Ricordiamo che nel World Economic Outlook di ottobre, il Fondo ha rivisto al ribasso le stime di crescita per tutte e tre le regioni, con l'area euro che dovrebbe rallentare allo 0,5% nel 2023, gli Stati Uniti al +1%, mentre la Cina potrebbe rimbalzare al 4,4%.
Italia e Germania saranno, secondo il Weo, le zavorre dell'area euro: rispettivamente Roma e Berlino dovrebbe frenare al -0,2% e -0,3% per gli effetti della crisi energetica e dell'inflazione.
Le previsioni di IG
"Detto questo, a livello aggregato, sembra che la situazione sia leggermente migliorata dopo aver toccato il fondo nel mese di ottobre 2022", spiega in una nota Federico Vetrella, Market Strategist di IG Italia.
L'esperto ricorda che l’inflazione ha cominciato un trend discendente - in particolare negli Stati Uniti con un dato su base annuale al +7,1% a novembre - cosa che ha giovato ai mercati azionari che hanno recuperato parecchio negli ultimi mesi dell’anno.
"Tuttavia, sebbene abbiano scavalcato il picco, le pressioni inflazionistiche rimangono ancora elevate con le banche centrali che hanno continuato a mostrare un atteggiamento aggressivo indicando come gli aumenti dei tassi di interesse non siano ancora finiti (anche se i prossimi rialzi saranno di intensità inferiore ai precedenti)", sottolinea Vetrella.
Insomma, il quadro non è tra i più rosei anche se permangono le possibilità di evitare una pesante recessione nel Vecchio Continente e di scansarla del tutto Oltreoceano.
Dal punto di vista di IG Italia, i primi mesi del 2023 "saranno cruciali per chiarire il trend primario per l’intero anno", e intorno a maggio-giugno le banche centrali potrebbero interrompere "le loro politiche monetarie restrittive e mantenere i tassi di interesse al target neutrale per parecchi mesi in modo da riportare l’inflazione a livelli accettabili".
"Nonostante questo, la vera incognita sarà come reagirà l’economia reale agli sconvolgimenti monetari in atto", avverte l'analista, anche se che un “soft landing per l’economia americana sia probabile".
Outlook diverso per l’economia del Vecchio Continente che, invece, sarà messa "a dura prova a causa della crisi energetica/geopolitica che continua a imperversare sebbene sia in leggero miglioramento rispetto ai mesi precedenti".
"In questo senso - ricorda in conclusione l'esperto di IG - in Europa un rallentamento economico più marcato sembra plausibile anche se molto dipenderà dalle dinamiche macroeconomiche e monetarie dei prossimi mesi".