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Jackson Hole: Powell annuncia tagli ma serve cautela. I commenti degli analisti

Pubblicato 26.08.2024, 15:24
© Reuters

Investing.com – Venerdì scorso, il presidente della Fed, Jerome Powell, con il suo intervento al simposio dei banchieri centrali di Jackson Hole, ha sottolineato “la diminuzione dei rischi al rialzo per l’inflazione e l’aumento dei rischi al ribasso per l’occupazione”, aprendo la stagione dei tagli ai tassi d’interesse anche negli Usa, che inizierà effettivamente dopo la riunione del 18 settembre. Ma con che rapidità verrà allentata la stretta? E come influirà sull’economia l’inversione della politica monetaria? Per fare chiarezza, Investing.com ha raccolto i commenti degli analisti dopo l’ultimo discorso del presidente della Federal Reserve.

George Brown, Senior US Economist, Schroders (LON:SDR)

L'attesissimo discorso di Jerome Powell al vertice annuale della Federal Reserve di Jackson Hole ha fornito un'importante indicazione per il futuro. Ha riconosciuto che si è verificato un “inequivocabile” raffreddamento del mercato del lavoro, aggiungendo che i policymaker hanno “un ampio margine” per rispondere a un deterioramento più pronunciato. Tuttavia, ha sottolineato che i tempi e il ritmo dei tagli dipenderanno dai “dati in arrivo, dall'evoluzione delle prospettive e dall'equilibrio dei rischi”.

I mercati hanno interpretato i suoi commenti come leggermente dovish, con Powell che ha dichiarato di “non cercare né accogliere con favore” un ulteriore raffreddamento delle condizioni del mercato del lavoro. Ciò ha lasciato aperta la porta a un taglio di 50 punti base per settembre. I future indicano ora una possibilità su tre che ciò avvenga, rispetto al 25% circa precedente.

Una simile mossa sarebbe un errore. Nella migliore delle ipotesi, confonderebbe il messaggio sul successivo ritmo di allentamento e, nella peggiore, alimenterebbe i timori di una recessione. Dal nostro punto di vista, l'economia statunitense sta rallentando ma rimane solida. E data l'incertezza sulla posizione di R-Star (R-Star è il tasso d'interesse reale al quale l'economia è in equilibrio), è invece giustificato un approccio all’allentamento cauto e dipendente dai dati.

Continuiamo a ritenere che il Fomc inizierà con una riduzione di 25 pb a settembre, nell'ipotesi di un rimbalzo dei dati occupazionali di agosto grazie all'esaurirsi dell'impatto dell'uragano, e successivamente abbasserà i tassi a un ritmo trimestrale.

L'entità di questo intervento dipenderà dall'andamento dell'economia, ma secondo le nostre proiezioni un allentamento di 100 pb entro la metà del 2025 dovrebbe servire a salvaguardare l'espansione economica e a contenere l'inflazione.

Tuttavia, i commenti di Powell suggeriscono che i timori per il mercato del lavoro potrebbero convincere la commissione che i tassi devono essere portati più rapidamente a un livello meno restrittivo. Le nostre previsioni aggiornate sulla crescita globale includono uno scenario di questo tipo, in cui le banche centrali effettuano i tagli aggressivi dei tassi che sono stati prezzati dai mercati. Secondo la nostra analisi, ciò farebbe riemergere le pressioni sui prezzi sottostanti e costringerebbe il Fomc a ricominciare a rialzare i tassi.

Di conseguenza, a nostro avviso, la commissione dovrebbe mantenere i nervi saldi in questo momento critico.

Blerina Uruci, Chief US Economist, T. Rowe Price




Dati sul mercato del lavoro più deboli del previsto possono indurre la Fed a tagliare di 50 pb. Questo includerebbe un ulteriore aumento del tasso di disoccupazione o una crescita dei salari inferiori a 100mila dollari.

Powell ha mantenuto la dipendenza dai dati. La mia ipotesi di base è che la Fed inizierà a tagliare di 25 pb alla riunione di settembre e che procederà con un taglio di 25 pb a riunione fino alla fine dell'anno. Questo è ciò che probabilmente mostrerà il dot plot di settembre.

Se l'economia si evolve come mi aspetto, quest'anno non sarà necessario un taglio di 50 pb e l’entità totale di tagli nei prossimi 12 mesi sarà compresa tra 100 e 125 pb, a fronte di quanto prezzato dai mercati, che si aspettano 200 pb.

Alexis Bienvenu, Fund Manager di La Financière de l’Echiquier


Attesi da tempo, mille volte rinviati, ora sembrano imminenti: i tagli al tasso di riferimento della Federal Reserve statunitense (Fed) dovrebbero scattare dopo la riunione del comitato di politica monetaria indetto per il prossimo 18 settembre. Il mercato dà per scontato un taglio di almeno 25 punti base, che ridurrebbe il limite superiore della forbice dei tassi al 5,25% rispetto all’attuale 5,50%. E addirittura non viene scartato neanche un ribasso di 50 punti. Inoltre, secondo i mercati, questo primo intervento dovrebbe essere seguito entro fine 2024 da una serie di ulteriori due o tre tagli di 25 punti base l’uno e di altri quattro entro l’estate del 2025, per un totale di 200 basis point in un anno.

L’importante è che la discesa avvenga in maniera soft! Se così non fosse, un percorso di riduzione dei tassi troppo rapido o brusco potrebbe essere dovuto a due motivi, entrambi problematici: un forte rallentamento dell’economia oppure una brusca frenata dell’inflazione, oggi difficilmente ipotizzabile, che potrebbe essere originata da un’instabilità del sistema economico, per esempio una contrazione della domanda, un forte calo dei margini delle imprese, un repentino apprezzamento del dollaro, la concorrenza agguerrita dei prodotti cinesi. In ogni caso, un ritmo sostenuto di riduzione dei tassi segnerebbe la fine dell’euforia che ha investito i mercati nell’ultimo anno, trainati da un soft landing finora realizzatosi in maniera impeccabile.

Affinché la Fed tagli i tassi in maniera soft, sarebbe necessario che non si amplificassero certe tendenze preoccupanti. In particolare, l’aumento della disoccupazione USA, passata dal 3,7% di gennaio al 4,3% ad agosto, anche se il livello sorprendente di luglio potrebbe in parte essere dovuto alle condizioni meteorologiche sfavorevoli. Oppure il concomitante rallentamento del ritmo di creazione di nuovi posti di lavoro, pari a 170.000 nuovi occupati al mese a luglio, in termini di media mobile su tre mesi, ossia il livello più basso di questa media dalla fine del 2019, se si esclude il periodo di emergenza Covid. Niente di preoccupante finora, ma tale andamento avvicina automaticamente l’economia statunitense al confine che separa un soft landing da un hard landing. Tuttavia, mantenere l’economia in questa “soft zone” è particolarmente arduo visti i tassi reali molto elevati (corretti per l’inflazione). Con un’inflazione rolling su tre mesi al 3%, i tassi reali toccano quasi il 2,5% nel breve termine e sono ancora superiori all’1% nel lungo termine, dato che il tasso nominale a 10 anni ha sfiorato il 4% nell’ultimo mese. Significa che la Fed tiene l’economia ancora molto frenata, mentre le dinamiche di occupazione e inflazione perdono slancio. Il rischio di un inasprimento eccessivo è evidente.

Nonostante tutto, il mercato mantiene una grande serenità, solo vagamente turbata da uno sporadico episodio di volatilità a inizio agosto, poi completamente assorbito. Conta quindi sul fatto che la Fed rinnovi all’infinito l’impresa di frenare solo nella misura strettamente necessaria. Ma questo genere di imprese può ripetersi in eterno? Alcuni leggendari campioni olimpici, messi alla prova per la millesima volta quest’estate, potrebbero farlo credere. Jerome Powell saprà imitarli, vincendo la medaglia del rallentamento più soft?

Richard Flax, Chief Investment Officer di Moneyfarm

Quando i policymaker si sono riuniti nel Wyoming per il Simposio Economico di Jackson Hole due anni fa, stavano aumentando rapidamente i tassi di interesse per controllare l'inflazione. L'anno scorso, seppur incerti, credevano di aver raggiunto la vetta. Quest'anno, il presidente della Fed Jerome Powell è stato chiaro: "È giunto il momento di aggiustare la politica monetaria” e la Fed si sta preparando a scendere.

Permangono però domande sulla velocità della discesa. L'inflazione si sta gradualmente avvicinando all'obiettivo del 2% e il mercato del lavoro si sta indebolendo anche se l'economia sembra ancora essere in buone condizioni. Non è chiaro se questo scenario giustificherà il taglio di 50 punti base del mese prossimo che i mercati finanziari attualmente si aspettano. Dopo essere stato chiaro sui tempi e la direzione da seguire, il presidente Powell ha lasciato poche indicazioni sul ritmo della discesa, osservando che dipenderà "dai dati in arrivo, dall'evoluzione delle previsioni e dal bilanciamento dei rischi".

Raramente però gli investitori ottengono tutto ciò che desiderano dai banchieri centrali. Quest'anno a Jackson Hole il presidente Powell ha evidenziato che l'attenzione della Fed si è spostata in parte dal tenere sotto controllo l’inflazione al mercato del lavoro, e che la politica monetaria dovrebbe reagire a stretto giro. Una dichiarazione che riteniamo di un livello di chiarezza rassicurante.

L’Advisory di Cassa Lombarda

Powell ha confermato le aspettative del mercato, indicando che è arrivato il momento di iniziare ad aggiustare la politica monetaria. La velocità e la tempistica dei tagli dei tassi dipenderanno dai dati economici, dall'evoluzione dell'outlook e dai rischi. Il mercato aveva prezzato tagli di 100 bps da parte della FED entro fine anno. Il 6 settembre sarà pubblicato l’importante job report americano che fornirà nuove indicazioni sullo stato di salute del mercato del lavoro dopo la delusione di luglio, e l’ultimo prima della decisione della FED del 18 settembre. Sul segmento corporate è preferibile mantenere una preferenza per un posizionamento difensivo; l’incertezza sulla crescita economica sia in Usa che Cina fa sì che i settori ciclici (Autos, Risorse di Base, Chimici e Beni Industriali e Servizi) sembrino più vulnerabili in autunno rispetto ai loro omologhi meno sensibili alla crescita (difensivi come utilities, telecom ed healthcare). Le Banche, seppur con il picco del ciclo probabilmente alle spalle, i fondamentali dovrebbero restare solidi nonostante il graduale ritiro dei margini d’interesse ed il lento aumento degli accantonamenti rischi.

Approfondisci cos'è l'inflazione. Scopri anche gli eventi correlati: cos'è la deflazione, cos'è la stagflazione, cos'è la recessione.

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