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JP Morgan: “USA non pronti a coronavirus, ora più sanità pubblica”

Pubblicato 06.04.2020, 15:44
Aggiornato 06.04.2020, 15:45
© Reuters.

Investing.com – Gli Stati Uniti “non erano adeguatamente preparati per la pandemia di coronavirus”. A dirlo è Jamie Dimon, amministratore delegato di JpMorgan Chase, nella lettera annuale agli azionisti.

Pertanto, Dimon spera che l'America "si rimbocchi le maniche" e inizi ad affrontare i suoi problemi, compresi un sistema sanitario costoso, un accesso iniquo all'istruzione, un sistema di regole e contenziosi che pesa sulle piccole imprese e un sistema infrastrutturale carente.

"Quando la crisi si placherà (e si placherà), il nostro Paese dovrà rivedere a fondo tutti gli aspetti della nostra preparazione e della nostra risposta”, spiega Dimon, aggiungendo che “dovremmo cogliere l'occasione per esaminare attentamente la risposta economica e determinare se sono giustificate ulteriori modifiche normative per migliorare il nostro sistema finanziario ed economico. Ci sarà un tempo e un luogo per questo - ma non ora”.

La crisi negli Stati Uniti

Le chiusure statali decise negli USA a causa del coronavirus, intanto, hanno portato a rendere inattiva almeno un quarto dell'economia, così come non era mai successo prima. A rilevarlo è il Wall Street Journal, citando uno studio di Moodys', da cui si evidenzia che 8 contee su 10 sono in lockdown e 41 Stati federali hanno ordinato a diverse aziende di chiudere i battenti.

Le misure, dunque, hanno ridotto la produzione giornaliera statunitense di circa il 29% rispetto alla prima settimana di marzo, spiegano da Moody's.

Mark Zandi, capo economista di Moody's Analytics, non crede che il calo mensile del 29% della produzione giornaliera Usa continuerà neri prossimi due mesi. In tal caso, nel secondo trimestre il Pil scenderebbe di circa il 75% annuo. Zandi ritiene che molte contee riapriranno prima dell'estate e prevede un calo annuale del 30% del Pil nel secondo trimestre.

La maggior parte degli economisti prevede che la produzione Usa riprenderà quest'estate o in autunno, quando gli Stati riapriranno e i casi di virus diminuiranno. Ma l'entità del calo della produzione giornaliera appare senza precedenti e sconcertante. La produzione annuale Usa era scesa del 26% tra il 1929 e il 1933, durante la Grande Depressione, mentre quella trimestrale era scesa di quasi il 4% tra la fine del 2007 e la metà del 2009, l'ultima recessione. "Questo è un disastro naturale”, aggiungeva Zandi, “nn c'è nulla nella Grande Depressione che sia analogo a quello che stiamo vivendo ora".

Intanto, il Presidente degli Stati Uniti, Donald Trump, cercava di risollevare la carica con uno dei suoi tweet. "Luce in fondo al tunnel", twittava il Presidente.

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