Paolo Paschetta (Pictet AM) spiega con ricchezza di dati perché il panico fa perdere agli investitori le migliori occasioni mentre con i piani di accumulo, che eliminano il fattore emotivo, l’investimento può arrivare a rendere il doppio
Come altre crisi del passato, violente ma temporanee, anche il Covid-19 ha generato panico sui mercati con un forte calo concentrato di tutti i listini azionari causato dal panic selling, un errore tipico e ricorrente che trasforma in perdita possibili opportunità. L’incertezza che caratterizza la crisi attuale, causata dal blocco economico auto-inflitto per contenere il contagio, cui si è aggiunta l’estrema volatilità del petrolio, resta molto elevato, mentre è ancora scarsa la visibilità sulla velocità con cui si diffonde il virus e sulla sua mortalità. È anche difficile prevedere per quanto tempo si prolungheranno le misure di contenimento: i mercati stanno scontando un impatto del -3,5% sul Pil globale per il 2020, con attese di un calo degli utili aziendali prossimo al 30%.
L’EMOTIVITA’ E LE FUGHE DA PANICO COSTANO MOLTO CARE AGLI INVESTITORI
A fronte di questo quadro Paolo Paschetta, country head Italia di Pictet Asset Management, sottolinea il danno arrecato dall’emotività ai portafogli degli investitori: nel 2019 l’azionario globale ha restituito un rendimento tra il 25 e il 30%, ma l’industria del risparmio gestito ha registrato deflussi per circa 200 miliardi di dollari dai fondi azionari. Oltre il 70% delle perdite accumulate da chi ha investito nell’S&P 500 negli ultimi 35 anni è dovuto alla fuga nei periodi di crollo che sono solitamente brevi e vengono più che compensati dai rally nei tre mesi successivi, nell’85% dei casi. Paschetta sottolinea che a fronte di un rendimento annualizzato dell’S&P 500 del 9,96% negli ultimi trent’anni, l’investitore ha incassato poco più del 5%, perché basta perdere il miglior giorno di ogni anno per dimezzare il guadagno potenziale...
** Il presente articolo è stato redatto da FinanciaLounge