Di Alessandro Albano
Investing.com - I verbali dell'ultima riunione del Fomc hanno mostrato quanto ribadito da molti policymaker nei propri interventi: i tassi della Fed non verranno tagliati prima del tempo.
Alcuni banchieri, si legge nei verbali, hanno parlato di “calibrare” il ritmo dei rialzi per mitigare il rischio di danni alle prospettive economiche. Ma, in generale, il braccio esecutivo della Fed sembra concordare sul fatto che "fare troppo sia meno rischioso che fare troppo poco".
Una conferma di quando dimostrato dai dot plot usciti in contemporanea con le proiezioni economiche, con i banchieri che si aspettano un tasso finale del 4,4% a fine 2022 e al 4,6% nel 2023, un deciso aumento rispetto alle proiezioni pubblicate nel meeting di giugno, dove il final rate atteso per quest'anno era del 3,4%.
Le aspettative dei policymaker suggeriscono, quindi, un probabile rialzo di 75 punti base a novembre e di 50 punti base a dicembre.
"I verbali della riunione del FOMC di settembre continuano a riflettere le istanze di un comitato di falchi, come ci si aspettava dopo aver innalzato il percorso previsto per i tassi a un tasso terminale più favorevole ai falchi nella sintesi delle proiezioni economiche pubblicata durante la riunione", scrive in una nota Jason England, Gestore di Portafogli Obbligazionari Globali di Janus Henderson.
Secondo il gestore, sebbene ad un certo punto i partecipanti si aspettino un rallentamento del ritmo degli aumenti dei tassi, "questo non deve essere interpretato come una svolta dovish".
Dopo la pubblicazione, il rendimento del Treasury a 10 anni ha registrato nuovi rialzi insieme al dollaro e alle vendite sullo S&P 500.
"Molti partecipanti", sottolinea England, "hanno indicato che una volta che il tasso di interesse sarà a un livello restrittivo, sarà necessario mantenere i tassi a tale livello per un certo periodo di tempo per assicurarsi che vi siano prove convincenti che l'inflazione stia tornando all'obiettivo del 2%”.
E anche se sono emerse preoccupazioni per l'incertezza dell'economia globale e per gli effetti negativi che un continuo inasprimento della politica monetaria potrebbe avere sulle prospettive dell'economia, il consenso generale del Fomc è che "un inasprimento insufficiente è più rischioso di un inasprimento eccessivo".
"Questo ci riporta al vecchio mantra: non combattere la Fed!", commenta infine il manager di Janus Henderson.