Investing.com - Mentre l’Organizzazione dei Paesi Esportatori di petrolio (OPEC) è riunita a Vienna questo mercoledì per finalizzare l’accordo per limitare la produzione, i mercati prevedono che l’esito finale sarà un accordo travolgente, il cosiddetto “shock and awe”, anche se alcuni esperti avvertono che “il vertice non è finito”.
Alle 7:52 ET (12:52 GMT) il greggio è schizzato di quasi il 7% dopo che molti funzionari dell’OPEC si sono detti ottimisti per il raggiungimento di un accordo per la riduzione della produzione.
Quest’oggi il ministro per l’energia saudita Khalid al-Falih ha dichiarato che il suo paese è pronto ad accettare “un duro colpo” alla produzione e concorda nel congelare la produzione iraniana ai livelli pre sanzioni.
Falih sottolinea che le discussioni sono centrate nel ridurre la produzione ad un range inferiore rispetto a quello dell’accordo di Algeri di settembre di 32,5 milioni di barili al giorno, il che implica un taglio di oltre un milione di barili, ed aggiunge che spera che la Russia e gli altri produttori non-OPEC riducano la produzione di circa 600.000 barili.
Secondo le ultime notizie, il taglio della produzione ammonterebbe a circa 1,4 milioni di barili e la quota di riduzione dei paesi non-OPEC potrebbe essere discussa durante il vertice dei principali produttori in agenda l’8 e il 9 dicembre.
Non un accordo finito
Tuttavia, l’accordo deve ancora essere ufficializzato con il comunicato dell’OPEC e la conferenza stampa prevista temporaneamente alle 10:00 ET (15:00 GMT).
Lo stesso Falih ha lasciato spazio d’azione dichiarando che il “duro colpo” alla produzione saudita dipenderà dall’assicurarsi che “ci sia consenso e un accordo che rispetti tutti i principi”.
Ha ribadito che l’aumento della produzione non-OPEC ha cambiato direzione e che la maggior parte della crescita di questa produzione appartiene al passato.
“Se non dovessimo raggiungere un accordo, l’alternativa di lasciar perdere e aspettare che il mercato si riprenda da solo non è una cattiva opzione”, spiega Falih.
Se le voci di corridoio dovessero essere confermate dall’esito di oggi, ci troveremo davanti all’esito che ieri Morgan Stanley (NYSE:MS) ha definito “shock and awe”, travolgente e spiazzante.
“Un taglio significativo inaspettato e la cooperazione dei paesi non-OPEC potrebbero far tornare il mercato in equilibrio all’inizio del 2017 e portare i prezzi ad un nuovo range”, si legge nel report di ieri, sebbene secondo gli esperti sia un esito poco probabile.
Molti analisti si aspettano un accordo che preveda una quota di massima per l’intero gruppo per guadagnare più tempo e supportare i prezzi, anche senza un piano di attuazione concreto.
Sembra essere passato in secondo piano data l’euforia di oggi quanto riportato da Reuters: secondo fonti russe, la richiesta che Mosca tagli 400.000 barili potrebbe essere “un po’ eccessiva”.
La richiesta dell’OPEC che i principali produttori partecipino all’accordo potrebbe passare in secondo piano fino all’inizio di dicembre.
Il ministro per l’energia venezuelano Eugenio del Pino ha dichiarato alla stampa che è in programma un vertice tra il cartello ed i membri non-OPEC tra cui la Russia l’8 e il 9 dicembre, secondo l’agenzia di stampa EFE.
La partecipazione potrebbe giocare un ruolo fondamentale dal momento che Energy Intelligence Group ha reso noto che “un accordo OPEC non sarà implementato senza un taglio da parte dei non membri”.
Intanto, alcune fonti hanno riferito a Reuters che nel corso del vertice oggi i membri dell’OPEC stanno ancora discutendo con l’Iraq e che si continua a discutere sui tagli della produzione.
Energy Intelligence Group ha consigliato ai traders di non prevedere che non ci sarà un accordo perché “il vertice non è ancora finito”.
Per quanto riguarda la decisione dell’OPEC, gli analisti di Macquarie avvisano che un mancato accordo potrebbe far crollare il prezzo del greggio.
“Riteniamo che un mancato accordo porterà i prezzi sotto i 40 dollari e forse anche al minimo di 30 per un breve periodo”, avvertono.
Alle 7:55 ET (12:55GMT), i future del greggio USA balzano del 6,68% a 48,25 dollari, mentre il Brent schizza del 6,70% a 50,49 dollari.