Di Mauro Speranza
Investing.com – La crescita economica italiana, seppur flebile, potrebbe essere messa ancora più a rischio per colpa del coronavirus, le cui conseguenze stanno colpendo diversi settori dell’economia mondiale, compresa l’Italia.
"L'impatto del coronavirus rischia di essere significativamente negativo per l'economia globale e anche per l'Italia", spiegava in una intervista il viceministro delle Finanze, Antonio Misiani. "Ora è diventato più complicato raggiungere l'obiettivo governativo di una crescita pari allo 0,6%", affermava Misiani.
L’allarme arriva dopo che alcune società italiane del settore del lusso, tra cui Moncler, avevano sottolineato come il coronavirus stesse impattando sulla loro attività proprio per la situazione attuale in Cina.
Infatti, "la Cina è il terzo fornitore italiano, molti turisti cinesi vengono in Italia" e “acquistano quantità significative dei suoi beni di lusso”, ha detto Misiani, sottolineando anche il pericolo per il settore dei viaggi, dopo il blocco dei voli aventi come destinazione proprio il gigante asiatico.
Preoccupazioni per l’Italia arrivano anche dalla Corte dei Conti, la quale ha invitato a “valutare con grande attenzione il quadro della finanza pubblica anche a valle della spinta al ribasso sull'economia derivante dal coronavirus, che si innesta su un panorama tutt'altro che confortante".
“Nel quadro economico generale si sono ora innestati impulsi nuovi e in parte imprevisti”, aggiungeva il presidente Angelo Buscema, spiegando che questi effetti “sembrano riportare verso il basso le prospettive economiche: dalle tensioni geopolitiche agli effetti, difficili da stimare, del 'coronavirus' sull’economia cinese e, di riflesso, su tutte le altre aree economiche mondiali".
La Commissione europea riduce le previsioni sul PIL italiano
L’Italia, inoltre, rischia di restare ultima in termini di crescita economica tra i paesi dell’eurozona e sembrano non esserci segnali sul miglioramento dell’economia del nostro paese.La Commissione europea, infatti, ha ridotto le sue stime per l’economia italiana dello 0,1%, portando così le sue previsioni per il 2020 a +0,3% e a +0,6% nel 2021. La media della crescita nell’eurozona resterà a 1,2%, ponendo l’Italia all’ultimo posto in classifica sia per il 2020 che per il 2021.
Nel rapporto ‘Winter Forecast’, la commissione spiega che "le indagini sulla fiducia delle imprese mostrano una partenza debole nel 2020. Il clima del settore industriale è migliorato in gennaio ma non segnala ancora un'imminente ripresa del settore”.
Le previsioni sull’Italia arrivano dopo il negativo dato sulla produzione industriale, risultata in calo dell’1,3% nel 2019, risultato peggiore dal 2014.
"La nostra stima ora è 0,5% per il 2020", aggiungono gli analisti di Moody's, "ma se fosse 0,3%, 0,2% o 0,7% non farebbe grande differenza". Il problema più importante è che "la crescita è bassa", concludono questi esperti.
Prova a spargere ottimismo il ministro delle Finanze Roberto Gualtieri, affermando che “tutti i nostri indicatori indicano una ripresa”, in quanto "a gennaio, la produzione industriale e il Pil dovrebbero aumentare". Il governo, ha concluso il ministro, resta "fiducioso" di una ripresa economica.
La crescita nell’eurozona e il coronavirus
La Commissione, però, ha lanciato l’allarme anche sull’economia dell’eurozona, con il coronavirus possibile fattore di rischio. “La crescita prosegue con passo costante e moderato", scrive Bruxelles, segnalando però "nuovi rischi" come il coronavirus, che lasciano le prospettive "ancorate al ribasso". Per ora si vedono effetti globali "limitati", ma "più a lungo dura e più impatteranno su sentimento economico e condizioni globali di finanziamento”.
Sulla questione è intervenuto anche Paolo Gentiloni, commissario europeo agli affari economici. “Ogni valutazione dell'impatto economico del coronavirus è soggetta a grande incertezza”, spiegava Gentiloni, aggiungendo che “valutazione tecnica è che avrà un impatto sulla Cina soprattutto nel primo trimestre del 2020, con effetti globali relativamente limitati. Ma questa valutazione è soggetta al ribasso se l'epidemia dovesse durare di più o peggiorare”