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S&P: lo shock dei tassi di interesse rallenterà l'economia nel Q3 2022

Pubblicato 01.07.2022, 09:54
Aggiornato 01.07.2022, 10:24
© Reuters.

Di Alessandro Albano 

Investing.com - Il ciclo di inasprimento monetario e il rallentamento economico sono i temi che caratterizzano i mercati finanziari nel secondo semestre, con lo S&P 500 che ha chiuso la peggior prima parte dell'anno dal 1970 mentre il NASDAQ Composite ha registrato i primi sei mesi più duri della sua storia. 

"Lo scenario macro è cambiato radicalmente dall’ultimo outlook globale di S&P", scrive in una Paul Gruenwald, Global Chief Economist di Standard & Poor's,  "il problema più importante che molti Paesi si trovano a fronteggiare è il persistere di un’elevata inflazione".

Secondo l'economista, la sfida principale per le banche centrali consiste "nel contenere e ristabilizzare le aspettative senza provocare una recessione".

Gruenwald mette in risalto gli aspetti positivi dell'economia sottolineando come i dati relativi alla spesa e alla produzione si sono indeboliti nel corso dell’anno, ma l'occupazione rimane robusta e i bilanci del settore privato in buone condizioni, in particolar modo negli Stati Uniti e in Europa.

Tuttavia, avverte nell'analisi, "i rischi sono chiaramente al ribasso, poiché cresce la possibilità di una recessione (soprattutto negli Stati Uniti) e persistono le conseguenze a livello macro del conflitto tra Russia e Ucraina". 

Condizioni di credito più rigide 

In un report separato, l'agenzia di rating evidenzia i pericoli che l'economia e i mercati dovranno affrontare nei restanti mesi del 2022. Con il rallentamento della crescita economica e l'inasprimento delle condizioni di finanziamento, S&P ritiene che "un forte aumento dei tassi d'interesse, un'inflazione persistente e una rinnovata cautela da parte dei consumatori possano spingere gli Stati Uniti, e potenzialmente l'Europa, verso una recessione, probabilmente nel 2023".

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I rischi principali sono l’inflazione, la sicurezza energetica e l’incertezza geopolitica. Le persistenti pressioni sui prezzi dell'offerta nei mercati alimentari ed energetici, spiega S&P nello studio, potrebbero alimentare un'inflazione "su larga scala", mentre le ripercussioni del conflitto tra Russia e Ucraina potrebbero minare "il commercio globale e la crescita economica".

"Altri rischi rilevanti derivano dal fatto che i governi privilegiano la sicurezza energetica e l'accessibilità economica rispetto alla sostenibilità nel breve termine", evidenzia l'agenzia. 

I trend di rating, finora positivi, saranno messi sotto pressione nel 2023, in quanto la forte ripresa post-Covid fino al primo trimestre dell’anno ha lasciato "molte aziende con utili solidi e profili di rifinanziamento favorevoli dopo due anni di liquidità a basso costo".

Tuttavia, il calo dei redditi reali e l'aumento del costo della vita potrebbero frenare la domanda dei consumatori e rendere più difficile trasferire l'aumento dei costi dei fattori produttivi, erodendo i margini. Se a ciò si aggiunge l'inasprimento delle condizioni di finanziamento e operative, è probabile che "le imprese, soprattutto quelle più vulnerabili, comincino a risentire delle tensioni nel corso dell'anno".

"Prevediamo che i tassi di insolvenza negli Stati Uniti e in Europa raddoppieranno al 3% nel primo trimestre del 2023, raggiungendo potenzialmente il 5%-6% in uno scenario negativo", afferma S&P, mettendo in luce come il nuovo Credit Cycle Indicator (CCI) sviluppato dall'agenzia stessi segnali "un potenziale aumento dello stress creditizio a livello globale tra la fine del 2022 e l'inizio del 2023, con alcune variazioni di sensibilità tra imprese e risparmiatori".

Ultimi commenti

È chiaro che il mando sta navigando in uno stato di equilibrio precario.Tutto può succedere!
meno male che la gente vive con sano ottimismo non come questi gufi della finanza. stagione turistica 2022: SOLD OUT
ma che dite ahahah se ci fosse rallentamento ci sarebbe anche disoccupazione invece non c'è quindi basta dire che finiranno in recessione
La realta è che proprio la bassa disoccupazione è un indicatore efficiente di recessione. Alta occupazione vuol dire che il pil è vicino al pil potenziale (si è sui massimi) pertanto al primo shock, il pil si abbassa e successivamente la disoccupazione aumenta.
ottimo commento il tuo. Peraltro sopra credo che ignorino cosa sia la Curva di Philips.
👏👏
la Sagra dell'ovvio.....
Grazie al Ca…..
ZZO
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