Di Alessandro Albano
Investing.com - Il ciclo di inasprimento monetario e il rallentamento economico sono i temi che caratterizzano i mercati finanziari nel secondo semestre, con lo S&P 500 che ha chiuso la peggior prima parte dell'anno dal 1970 mentre il NASDAQ Composite ha registrato i primi sei mesi più duri della sua storia.
"Lo scenario macro è cambiato radicalmente dall’ultimo outlook globale di S&P", scrive in una Paul Gruenwald, Global Chief Economist di Standard & Poor's, "il problema più importante che molti Paesi si trovano a fronteggiare è il persistere di un’elevata inflazione".
Secondo l'economista, la sfida principale per le banche centrali consiste "nel contenere e ristabilizzare le aspettative senza provocare una recessione".
Gruenwald mette in risalto gli aspetti positivi dell'economia sottolineando come i dati relativi alla spesa e alla produzione si sono indeboliti nel corso dell’anno, ma l'occupazione rimane robusta e i bilanci del settore privato in buone condizioni, in particolar modo negli Stati Uniti e in Europa.
Tuttavia, avverte nell'analisi, "i rischi sono chiaramente al ribasso, poiché cresce la possibilità di una recessione (soprattutto negli Stati Uniti) e persistono le conseguenze a livello macro del conflitto tra Russia e Ucraina".
Condizioni di credito più rigide
In un report separato, l'agenzia di rating evidenzia i pericoli che l'economia e i mercati dovranno affrontare nei restanti mesi del 2022. Con il rallentamento della crescita economica e l'inasprimento delle condizioni di finanziamento, S&P ritiene che "un forte aumento dei tassi d'interesse, un'inflazione persistente e una rinnovata cautela da parte dei consumatori possano spingere gli Stati Uniti, e potenzialmente l'Europa, verso una recessione, probabilmente nel 2023".
I rischi principali sono l’inflazione, la sicurezza energetica e l’incertezza geopolitica. Le persistenti pressioni sui prezzi dell'offerta nei mercati alimentari ed energetici, spiega S&P nello studio, potrebbero alimentare un'inflazione "su larga scala", mentre le ripercussioni del conflitto tra Russia e Ucraina potrebbero minare "il commercio globale e la crescita economica".
"Altri rischi rilevanti derivano dal fatto che i governi privilegiano la sicurezza energetica e l'accessibilità economica rispetto alla sostenibilità nel breve termine", evidenzia l'agenzia.
I trend di rating, finora positivi, saranno messi sotto pressione nel 2023, in quanto la forte ripresa post-Covid fino al primo trimestre dell’anno ha lasciato "molte aziende con utili solidi e profili di rifinanziamento favorevoli dopo due anni di liquidità a basso costo".
Tuttavia, il calo dei redditi reali e l'aumento del costo della vita potrebbero frenare la domanda dei consumatori e rendere più difficile trasferire l'aumento dei costi dei fattori produttivi, erodendo i margini. Se a ciò si aggiunge l'inasprimento delle condizioni di finanziamento e operative, è probabile che "le imprese, soprattutto quelle più vulnerabili, comincino a risentire delle tensioni nel corso dell'anno".
"Prevediamo che i tassi di insolvenza negli Stati Uniti e in Europa raddoppieranno al 3% nel primo trimestre del 2023, raggiungendo potenzialmente il 5%-6% in uno scenario negativo", afferma S&P, mettendo in luce come il nuovo Credit Cycle Indicator (CCI) sviluppato dall'agenzia stessi segnali "un potenziale aumento dello stress creditizio a livello globale tra la fine del 2022 e l'inizio del 2023, con alcune variazioni di sensibilità tra imprese e risparmiatori".