Che cosa succede se, a dispetto del declassamento degli Stati Uniti da parte di S&P, i mercati promuovono i titoli di stato USA? Come reagire quando una valuta si apprezza così velocemente da influire sulle esportazioni, come a Singapore e in Norvegia? Che cosa pensare dell’inflazione dei prodotti alimentari in Tailandia?
Se l’attuale “crisi di fiducia” colpisce i governi e i policymakers, quale politico di oggi conosce ancora il concetto di “Utilitarismo”, in particolare in occasione delle elezioni nazionali? La linea d’azione corretta deve tendere a massimizzare il “bene” generale della società, non le ambizioni politiche personali. Ma qual è la linea d’azione corretta? A nostro parere, una corretta linea d’azione comincia dal comprendere l’effetto globale (e, in alcuni casi, il non effetto) di qualsiasi decisione politica.
Nonostante gli sforzi intrapresi dalla Banca Nazionale Svizzera nelle ultime settimane, il franco svizzero si è rafforzato rispetto all’euro e continua la sua avanzata rispetto al dollaro USA, mentre il timore di uno stallo dell’economia mondiale ha fatto decollare la domanda di beni più sicuri. Quest’anno il franco svizzero si è apprezzato del 18% rispetto al dollaro. L’ascesa del franco è continuata anche dopo che la BNS ha deciso di non agganciare la valuta all’euro e di non adottare un tasso di riferimento. A nostro parere, l’adozione di un tasso di riferimento da parte della Svizzera costituirebbe l’estrema ratio. A breve termine, riteniamo che la Svizzera continuerà a immettere liquidità nel mercato.
La sterlina ingleseha beneficiato del proprio status di bene rifugio crescendo quasi del 2% rispetto al dollaro USA in meno di una settimana, nonostante vi siano un mercato del lavoro più debole del previsto e le crescenti preoccupazioni della Bank of England circa la ripresa. Secondo le cifre riportate nell’ultima relazione trimestrale del FMI, la GBP rappresenta soltanto il 4,6% delle riserve valutarie mondiali (rispetto allo 0,1% del franco svizzero). Lo USD può essere ancora considerato valuta di riserva per oltre il 60% del totale, ma questa percentuale continua a decrescere.
La corsa ai beni rifugio comporta anche un danno collaterale, come è possibile vedere in Norvegia. Come la Svizzera, questo paese presenta uno dei tassi di disoccupazione più bassi e vanta un’economia solida; però, a differenza della Svizzera, ha un tasso d’interesse relativamente elevato, con un tasso di riferimento del 2,25%. Storicamente, questi due valori tendono a seguire lo stesso andamento, ma negli ultimi mesi si è evidenziata una divergenza che esprime lo status di bene rifugio della corona norvegese. Il Ministro delle Finanze norvegese ha dichiarato che il suo paese “farà quanto possibile” per impedire un ulteriore apprezzamento della corona, che sta avendo ripercussioni negative sulle esportazioni e sul potenziale di crescita.
Le cifre del Philly Fed del 18 agosto sono state letteralmente scioccanti e, nei giorni di giovedì e venerdì, i mercati sono stati inglobati in una spirale discendente con la vendita generalizzata degli asset di rischio. Queste cifre indicano la direzione del cambiamento che sta investendo tutte le attività economiche, considerando fattori quali occupazione, ore di lavoro, ordini nuovi e inevasi, spedizioni, scorte, tempi di consegna, prezzi pagati e prezzi percepiti. In parole semplici, esse misurano le prospettive future delle aziende.
Inaspettatamente, queste cifre hanno subito la massima contrazione nell’arco di due anni e questa situazione è stata percepita dai mercati come conferma di un rallentamento significativo. Come dichiarato da Bloomberg: “Questo mese l’indice economico generale della Federal Reserve Bank of Philadelphia è sprofondato a meno 30,7, ai minimi dal marzo 2009. La rilevazione di agosto è andata al di là delle proiezioni più pessimistiche dell’analisi pubblicata da Bloomberg”.
I rendimenti dei titoli del Tesoro USA hanno raggiunto i minimi storici, indicando il rischio di un possibile declassamento degli Stati Uniti da parte di S&P; tuttavia, gli investitori li percepiscono ancora come investimento sicuro.
In Asia, lo yen giapponeseha continuato a salire, mentre gli investitori continuano a essere preoccupati di un’eventuale recessione “double-dip”. Lo yen si colloca tra le migliori valute asiatiche per rendimento, si prefigurino nuovi interventi.
I mercati avranno bisogno di interventi consolidati da parte dei policymakers e di una consapevolezza degli effetti globali delle loro decisioni. La necessaria iniezione di fiducia richiede ben più di interventi del tipo QE1 e QE2 e questo desta qualche preoccupazione.
I confini tra mercati industrializzati e mercati emergenti stanno venendo meno e oggi le cifre relative alla crescita stanno rallentando anche in alcuni mercati emergenti. A prescindere dai dati dell’inflazione, oggi i mercati intravedono uno spazio limitato per eventuali recuperi e si aspettano addirittura alcuni tagli.
Resta il problema di come affrontare un’inflazione così elevata. Poiché i prezzi dei beni alimentari incidono notevolmente sull’indice dell’inflazione, il recente scivolamento di alcune materie prime potrebbe rivelarsi utile, ma certamente non sufficiente. In Tailandia, la prossima settimana il riso avrà un ruolo ancora più importante, quando il Primo Ministro tailandese renderà nota la propria politica economica il 24 agosto. I mercati temono che voglia attuare il proprio piano per aumentare il reddito rurale alzando il prezzo del riso.
La Tailandia è il principale paese esportatore di riso al mondo e una decisione di questo tipo potrebbe provocare un aumento dell’inflazione in Asia. Lo stesso giorno, la Bank of Thailand dovrà anche rendere note le sue decisioni sui tassi d’interesse. Siamo arrivati al punto in cui una decisione politica di questo tipo si ripercuoterà sul resto della regione e potrebbe effettivamente produrre un effetto negativo sulla crescita e sull’inflazione, influendo sulle decisioni di politica monetaria dell’intera regione asiatica. A titolo indicativo, il prezzo del riso tailandese destinato all’esportazione è cresciuto di più del 20% in un anno. All’inizio della settimana le valute asiatiche hanno avuto un buon andamento, seguito da un arretramento. Va ribadito, che, nel complesso, hanno avuto una buona tenuta.
Il dollaro di Singapore, considerato bene rifugio per molti investitori (asiatici), è parso non avere una direzione definita: dopo essere salito all’inizio della settimana, è sceso dopo che, mercoledì, sono stati resi noti i dati di luglio sulla debolezza delle esportazioni, che si sono contratte del 2,8%. Il dollaro di Singapore è la valuta asiatica che ha registrato il migliore andamento dall’inizio di quest’anno (ovviamente escludendo lo yen giapponese), ma questo fenomeno sembra ora produrre i propri effetti sulla crescita delle esportazioni. Ciò desta preoccupazione, soprattutto se si considera che Singapore è vista come porta di comunicazione tra Occidente e Oriente ed è quindi più vulnerabile a possibili eventi di concentrazione dei rischi di coda nei mercati industrializzati.
Commento a cura del Currency Team di Henderson Global Investors
Se l’attuale “crisi di fiducia” colpisce i governi e i policymakers, quale politico di oggi conosce ancora il concetto di “Utilitarismo”, in particolare in occasione delle elezioni nazionali? La linea d’azione corretta deve tendere a massimizzare il “bene” generale della società, non le ambizioni politiche personali. Ma qual è la linea d’azione corretta? A nostro parere, una corretta linea d’azione comincia dal comprendere l’effetto globale (e, in alcuni casi, il non effetto) di qualsiasi decisione politica.
Nonostante gli sforzi intrapresi dalla Banca Nazionale Svizzera nelle ultime settimane, il franco svizzero si è rafforzato rispetto all’euro e continua la sua avanzata rispetto al dollaro USA, mentre il timore di uno stallo dell’economia mondiale ha fatto decollare la domanda di beni più sicuri. Quest’anno il franco svizzero si è apprezzato del 18% rispetto al dollaro. L’ascesa del franco è continuata anche dopo che la BNS ha deciso di non agganciare la valuta all’euro e di non adottare un tasso di riferimento. A nostro parere, l’adozione di un tasso di riferimento da parte della Svizzera costituirebbe l’estrema ratio. A breve termine, riteniamo che la Svizzera continuerà a immettere liquidità nel mercato.
La sterlina ingleseha beneficiato del proprio status di bene rifugio crescendo quasi del 2% rispetto al dollaro USA in meno di una settimana, nonostante vi siano un mercato del lavoro più debole del previsto e le crescenti preoccupazioni della Bank of England circa la ripresa. Secondo le cifre riportate nell’ultima relazione trimestrale del FMI, la GBP rappresenta soltanto il 4,6% delle riserve valutarie mondiali (rispetto allo 0,1% del franco svizzero). Lo USD può essere ancora considerato valuta di riserva per oltre il 60% del totale, ma questa percentuale continua a decrescere.
La corsa ai beni rifugio comporta anche un danno collaterale, come è possibile vedere in Norvegia. Come la Svizzera, questo paese presenta uno dei tassi di disoccupazione più bassi e vanta un’economia solida; però, a differenza della Svizzera, ha un tasso d’interesse relativamente elevato, con un tasso di riferimento del 2,25%. Storicamente, questi due valori tendono a seguire lo stesso andamento, ma negli ultimi mesi si è evidenziata una divergenza che esprime lo status di bene rifugio della corona norvegese. Il Ministro delle Finanze norvegese ha dichiarato che il suo paese “farà quanto possibile” per impedire un ulteriore apprezzamento della corona, che sta avendo ripercussioni negative sulle esportazioni e sul potenziale di crescita.
Le cifre del Philly Fed del 18 agosto sono state letteralmente scioccanti e, nei giorni di giovedì e venerdì, i mercati sono stati inglobati in una spirale discendente con la vendita generalizzata degli asset di rischio. Queste cifre indicano la direzione del cambiamento che sta investendo tutte le attività economiche, considerando fattori quali occupazione, ore di lavoro, ordini nuovi e inevasi, spedizioni, scorte, tempi di consegna, prezzi pagati e prezzi percepiti. In parole semplici, esse misurano le prospettive future delle aziende.
Inaspettatamente, queste cifre hanno subito la massima contrazione nell’arco di due anni e questa situazione è stata percepita dai mercati come conferma di un rallentamento significativo. Come dichiarato da Bloomberg: “Questo mese l’indice economico generale della Federal Reserve Bank of Philadelphia è sprofondato a meno 30,7, ai minimi dal marzo 2009. La rilevazione di agosto è andata al di là delle proiezioni più pessimistiche dell’analisi pubblicata da Bloomberg”.
I rendimenti dei titoli del Tesoro USA hanno raggiunto i minimi storici, indicando il rischio di un possibile declassamento degli Stati Uniti da parte di S&P; tuttavia, gli investitori li percepiscono ancora come investimento sicuro.
In Asia, lo yen giapponeseha continuato a salire, mentre gli investitori continuano a essere preoccupati di un’eventuale recessione “double-dip”. Lo yen si colloca tra le migliori valute asiatiche per rendimento, si prefigurino nuovi interventi.
I mercati avranno bisogno di interventi consolidati da parte dei policymakers e di una consapevolezza degli effetti globali delle loro decisioni. La necessaria iniezione di fiducia richiede ben più di interventi del tipo QE1 e QE2 e questo desta qualche preoccupazione.
I confini tra mercati industrializzati e mercati emergenti stanno venendo meno e oggi le cifre relative alla crescita stanno rallentando anche in alcuni mercati emergenti. A prescindere dai dati dell’inflazione, oggi i mercati intravedono uno spazio limitato per eventuali recuperi e si aspettano addirittura alcuni tagli.
Resta il problema di come affrontare un’inflazione così elevata. Poiché i prezzi dei beni alimentari incidono notevolmente sull’indice dell’inflazione, il recente scivolamento di alcune materie prime potrebbe rivelarsi utile, ma certamente non sufficiente. In Tailandia, la prossima settimana il riso avrà un ruolo ancora più importante, quando il Primo Ministro tailandese renderà nota la propria politica economica il 24 agosto. I mercati temono che voglia attuare il proprio piano per aumentare il reddito rurale alzando il prezzo del riso.
La Tailandia è il principale paese esportatore di riso al mondo e una decisione di questo tipo potrebbe provocare un aumento dell’inflazione in Asia. Lo stesso giorno, la Bank of Thailand dovrà anche rendere note le sue decisioni sui tassi d’interesse. Siamo arrivati al punto in cui una decisione politica di questo tipo si ripercuoterà sul resto della regione e potrebbe effettivamente produrre un effetto negativo sulla crescita e sull’inflazione, influendo sulle decisioni di politica monetaria dell’intera regione asiatica. A titolo indicativo, il prezzo del riso tailandese destinato all’esportazione è cresciuto di più del 20% in un anno. All’inizio della settimana le valute asiatiche hanno avuto un buon andamento, seguito da un arretramento. Va ribadito, che, nel complesso, hanno avuto una buona tenuta.
Il dollaro di Singapore, considerato bene rifugio per molti investitori (asiatici), è parso non avere una direzione definita: dopo essere salito all’inizio della settimana, è sceso dopo che, mercoledì, sono stati resi noti i dati di luglio sulla debolezza delle esportazioni, che si sono contratte del 2,8%. Il dollaro di Singapore è la valuta asiatica che ha registrato il migliore andamento dall’inizio di quest’anno (ovviamente escludendo lo yen giapponese), ma questo fenomeno sembra ora produrre i propri effetti sulla crescita delle esportazioni. Ciò desta preoccupazione, soprattutto se si considera che Singapore è vista come porta di comunicazione tra Occidente e Oriente ed è quindi più vulnerabile a possibili eventi di concentrazione dei rischi di coda nei mercati industrializzati.
Commento a cura del Currency Team di Henderson Global Investors