Investing.com – I futures del petrolio sono in salita oggi dopo il forte selloff di ieri, tra un dollaro più debole ed un calo inaspettato delle forniture USA, due fattori che controbilanciano l’aumento della produzione in Arabia Saudita.
Nel corso della mattinata europea, sul New York Mercantile Exchange, i futures del greggio con consegna a maggio sono stati scambiati a 106,64 dollari al barile, in salita dello 0,55%.
Precedentemente il prezzo era salito dello 0,7% al massimo della sessione di 106,86 dollari al barile.
I prezzi del greggio sono scesi del 2% ieri, il calo giornaliero più ripido degli ultimi 3 mesi, dopo la notizia dell’aumento della produzione saudita al secondo massimo livello dal 1980; hanno pesato inoltre i timori per una recessione in Cina.
Ma i prezzi sono rimbalzati dopo la chiusura dei mercati di ieri, infatti l’American Petroleum Institute ha dichiarato che le scorte greggio USA sono scese di 1,4 milioni di barili la scorsa settimana, contro l’atteso aumento di 2,4 milioni di barili.
I traders del petrolio attendono il report settimanale della US Energy Information Administration sulle scorte statunitensi di greggio e prodotti raffinati per misurare la forza della domanda di petrolio del principale consumatore di petrolio mondiale.
Si prevede che il rapporto dimostrerà che le scorte di petrolio greggio degli Stati Uniti sono aumentate di 2,2 milioni di barili la scorsa settimana, mentre per le scorte di benzina è stato previsto un calo di 2 milioni di barili.
Gli USA sono il primo consumatore mondiale di petrolio, e rappresentano il 22% della domanda globale.
La debolezza del dollaro ha fornito un ulteriore supporto. L'indice del dollaro, che replica la performance del biglietto verde contro un paniere di sei principali valute, è sceso dello 0,35% a 79,59, il minimo dal 9 marzo.
Gli investitori continuano a monitorare i livelli della produzione in Arabia Saudita dopo che il ministro del petrolio Ali al-Naimi ha dichiarato che il paese può aumentare immediatamente la produzione del 25%, qualora fosse necessario.
“Se siete convinti che lo Stretto di Hormuz sarà chiuso, io vi venderò l’Empire State o le piramidi egiziane ” ha dichiarato oggi al-Naimi ai giornalisti a Doha, in Qatar.
I dati dall’Arabia giungono in risposta ai timori per un’eventuale interruzione delle forniture dall’Iran.
Le tensioni tra Iran e occidente sono ferme da mesi sul al programma nucleare di Teheran.
Si teme che l’escalation delle ostilità tra i due paesi possa sfociare in un conflitto che manderebbe i prezzi del petrolio alle stelle.
Sull’ICE Futures Exchange, i futures sul petrolio Brent con consegna a maggio sono stati scambiati a 124,48 dollari al barile, su dello 0,03%, 17,84 dollari al barile in più rispetto alla controparte statunitense.
Societe Generale ha rialzato le previsioni per il petrolio Brent nel 2012 del 15% a 127 dollari al barile, con il calo della capacità di produzione OPEC, secondo un report pubblicato ieri.
Nel corso della mattinata europea, sul New York Mercantile Exchange, i futures del greggio con consegna a maggio sono stati scambiati a 106,64 dollari al barile, in salita dello 0,55%.
Precedentemente il prezzo era salito dello 0,7% al massimo della sessione di 106,86 dollari al barile.
I prezzi del greggio sono scesi del 2% ieri, il calo giornaliero più ripido degli ultimi 3 mesi, dopo la notizia dell’aumento della produzione saudita al secondo massimo livello dal 1980; hanno pesato inoltre i timori per una recessione in Cina.
Ma i prezzi sono rimbalzati dopo la chiusura dei mercati di ieri, infatti l’American Petroleum Institute ha dichiarato che le scorte greggio USA sono scese di 1,4 milioni di barili la scorsa settimana, contro l’atteso aumento di 2,4 milioni di barili.
I traders del petrolio attendono il report settimanale della US Energy Information Administration sulle scorte statunitensi di greggio e prodotti raffinati per misurare la forza della domanda di petrolio del principale consumatore di petrolio mondiale.
Si prevede che il rapporto dimostrerà che le scorte di petrolio greggio degli Stati Uniti sono aumentate di 2,2 milioni di barili la scorsa settimana, mentre per le scorte di benzina è stato previsto un calo di 2 milioni di barili.
Gli USA sono il primo consumatore mondiale di petrolio, e rappresentano il 22% della domanda globale.
La debolezza del dollaro ha fornito un ulteriore supporto. L'indice del dollaro, che replica la performance del biglietto verde contro un paniere di sei principali valute, è sceso dello 0,35% a 79,59, il minimo dal 9 marzo.
Gli investitori continuano a monitorare i livelli della produzione in Arabia Saudita dopo che il ministro del petrolio Ali al-Naimi ha dichiarato che il paese può aumentare immediatamente la produzione del 25%, qualora fosse necessario.
“Se siete convinti che lo Stretto di Hormuz sarà chiuso, io vi venderò l’Empire State o le piramidi egiziane ” ha dichiarato oggi al-Naimi ai giornalisti a Doha, in Qatar.
I dati dall’Arabia giungono in risposta ai timori per un’eventuale interruzione delle forniture dall’Iran.
Le tensioni tra Iran e occidente sono ferme da mesi sul al programma nucleare di Teheran.
Si teme che l’escalation delle ostilità tra i due paesi possa sfociare in un conflitto che manderebbe i prezzi del petrolio alle stelle.
Sull’ICE Futures Exchange, i futures sul petrolio Brent con consegna a maggio sono stati scambiati a 124,48 dollari al barile, su dello 0,03%, 17,84 dollari al barile in più rispetto alla controparte statunitense.
Societe Generale ha rialzato le previsioni per il petrolio Brent nel 2012 del 15% a 127 dollari al barile, con il calo della capacità di produzione OPEC, secondo un report pubblicato ieri.