ROMA (Reuters) - Cresce con la crisi l'esercito degli italiani che si trovano costretti ad accettare un lavoro part-time, come mette in luce il Rapporto annuale 2015 dell'Istat, presentato oggi a Montecitorio.
"L'unica forma di lavoro che continua a crescere quasi ininterrottamente dall'inizio della crisi è il part time", aumentato tra 2008 e 2014 di 784.000 unità (+23,7%) arrivando lo scorso anno a superare i 4 milioni di occupati, il 18,4% del totale, precisa il rapporto.
Ma a colpire è l'incidenza del cosiddetto part-time involontario, che riguarda chi vorrebbe un lavoro a tempo pieno ma non lo trova. L'incidenza dei part-time "involontari" sul totale degli occupati a orario ridotto è passata infatti dal 40,2% nel 2008 al 63,6% nel 2014, a fronte del 24,4% della media Ue.
Si tratta di un fenomeno più diffuso tra under 35, residenti nel Mezzogiorno, lavoratori con basso titolo di studio e stranieri, anche se negli ultimi sei anni è cresciuto anche al Nord, tra i meno giovani, nelle piccole imprese e in quasi tutti i settori produttivi.
LAUREA "PAGA" ANCORA, SEMPRE PIU' DOTTORI RICERCA ALL'ESTERO
In un Paese che lo scorso anno ha registrato un tasso record di disoccupazione al 12,7%, che arriva al 42,7% per il 15-24enni, la laurea offre ancora maggiori chance di trovare un impiego.
Nel 2014 il tasso di disoccupazione dei laureati era del 7,8%, quasi nove punti in meno rispetto a quello di chi possiede la licenza media.
Il tasso di occupazione dei laureati è del 75,5%, contro il 62,6% dei diplomati e il 42% dei meno istruiti. Da segnalare che tra i lauerati guadagnano di più gli uomini.
Dal rapporto emerge anche come un numero sempre maggiore di dottori di ricerca (che nel 90% dei casi risultano occupati a quattro anni dal conseguimento del titolo) decida di lasciare l'Italia: vive infatti all'estero il 13% di quelli che hanno conseguito il dottorato nel 2008 e 2010, contro il 7% delle coorti 2004 e 2006.
(Antonella Cinelli)