MILANO (Reuters) - Dopo la prima reazione di sorpresa e in qualche caso di disappunto all'offerta di Urbano Cairo su Rcs, tra le banche creditrici inizia a trapelare qualche apertura, frutto del lavoro diplomatico avviato dagli adviser e di una crescente consapevolezza che non ci sono molte alternative.
La posizione delle banche finanziatrici è fondamentale visto che l'offerta è subordinata, tra l'altro, a una loro rinuncia a qualsiasi rimborso fino all'approvazione del bilancio 2017 con l'eccezione dell'incasso dalla vendita di Rcs Libri. Condizione contro cui si è schierato ieri il Cda di Rcs perchè ostacola le trattative sulla rinegoziazione del debito in corso da tempo.
"Banca Imi (controllata di Intesa Sanpaolo (MI:ISP) e adviser di Cairo) sta rassicurando le banche che l'imprenditore non intende chiedere alcuna ristrutturazione o write off del debito e che ha solo bisogno di uno stand still per capire bene la situazione di Rcs. In più il gruppo Cairo ha cassa e il suo presidente ha una certa esperienza nelle ristrutturazioni aziendali, quindi non è malvisto", dice una fonte finanziaria che parla di contatti informali tra i vertici delle banche sul tema.
"L'alternativa è che qualcuno offra qualcosa di meglio, ma non vedo molte possibilità", conclude.
A considerare remota l'ipotesi di una controfferta sono in molti anche tra chi l'auspicherebbe.
Le banche creditrici sono Intesa Sanpaolo, UBI Banca (MI:UBI), UniCredit, BNP Paribas, Pop Milano e Mediobanca (MI:MDBI) (che come Intesa è anche azionista). Il pool deve esprimersi all'unanimità.
La posizione di Intesa a favore dell'Ops è stata espressa ieri dall'AD Carlo Messina e oggi dal presidente del Cds Giovanni Bazoli, anche se entrambi si sono detti pronti a valutare eventuali proposte alternative.
Questa mattina l'AD di Bpm (MI:PMII) Giuseppe Castagna si è detto disponibile a valutare "con piacere" la proposta di Cairo se si dimostrerà una soluzione industriale credibile per il rilancio di Rcs.
Mediobanca, secondo quando riferito da alcune fonti, è invece tra gli azionisti che ha giudicato inadeguata l'offerta dell'imprenditore piemontese.
Interpellato a margine di un evento, il direttore del Corriere della Sera Luciano Fontana non si è sbilanciato: "Normalmente non voglio entrare nelle discussioni che riguardano l'azionariato. Come giornalista dico che bisogna fare bene il nostro lavoro e auspicare un azionariato stabile che tenga conto del valore della società e del Corriere".
L'Ops di Cairo Communication è subordinata