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Dollaro giù da massimo di 18 mesi; riflettori su vertici banche centrali

Pubblicato 31.01.2022, 09:18
© Reuters.

Di Peter Nurse

Investing.com - Il dollaro scende negli scambi della mattinata europea di questo lunedì, cedendo parte dei guadagni della scorsa settimana all’inizio di una settimana dominata dai vertici delle banche centrali.

Alle 3:10 ET (08:10 GMT), l’indice del dollaro USA, che replica l’andamento del biglietto verde contro un paniere di altre sei principali valute, scende dello 0,2% a 97,035, allontanandosi dal picco di 18 mesi di venerdì di 97,441.

Il cambio EUR/USD sale dello 0,2% a 1,1166, dopo essere sceso a 1,1119 venerdì, il livello più basso dal giugno 2020. La coppia USD/JPY va su dello 0,2% a 115,41, il cambioGBP/USD è in salita dello 0,1% a 1,3422 e la coppia AUD/USD, sensibile al rischio, balza dello 0,6% a 0,7031, dopo essere scesa al minimo dal luglio 2020 venerdì. 

I trader incassano i profitti questo lunedì, dopo che il dollaro ha vissuto la sua migliore settimana in sette mesi sulla scia dei commenti del Presidente della Fed Jerome Powell, che ha suggerito che la banca centrale statunitense potrebbe implementare più aumenti dei tassi di interesse quest’anno rispetto ai tre già messi in conto.

“Per via della forte crescita, dell’inflazione elevata e di un mercato del lavoro teso, ora ci aspettiamo sei aumenti dei tassi nel 2022 da 25 punti base ciascuno anziché quattro, seguiti da altri quattro aumenti simili nel 2023 e da uno nel 2024,”, scrivono in una nota gli analisti di Berenberg.

Nonostante la debolezza di questo lunedì, il dollaro potrà estendere il suo rally anche dopo che la Federal Reserve avrà cominciato ad alzare i tassi di interesse, secondo JPMorgan Chase.

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“Il mercato sarà ancora in una sorta di modalità di scoperta prezzo” e “solitamente il picco del dollaro si raggiunge circa uno o due mesi dopo un rialzo da parte della Fed”, spiega Daniel Hui, direttore esecutivo delle strategie FX globali di JPMorgan (NYSE:JPM) Securities, in un’intervista a Bloomberg Television.

I riflettori questa settimana si allontaneranno un po’ dalla Federal Reserve, però, e si accenderanno sui vertici di politica monetaria delle banche centrali di Australia, Regno Unito e zona euro nei prossimi giorni.

La Reserve Bank of Australia si incontrerà domani, nelle aspettative che faccia un altro passo verso la normalizzazione della politica, magari annunciando la fine del suo quantitative easing. 

La Banca d’Inghilterra e la Banca Centrale Europea si incontreranno giovedì, ma probabilmente con risultati diversi. Mentre dalla BCE non ci si aspetta un cambiamento, la BoE dovrebbe invece alzare i tassi di interesse per la seconda volta in meno di due mesi, dopo che l’inflazione è schizzata al massimo di quasi 30 anni.

“Presumibilmente la stima sull’inflazione sarà rivista di molto al rialzo ed al mercato interesserà leggere se la BoE si aspetta ancora un indice IPC sopra l’obiettivo del 2% tra 2-3 anni, nonostante tutto l’inasprimento messo in conto”, scrivono in una nota gli analisti di ING.

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