Di Peter Nurse
Investing.com - Il dollaro sale negli scambi della mattinata europea di questo venerdì, riappropriandosi del suo ruolo di asset rifugio tra il riaccendersi delle tensioni tra USA e Cina, ma i guadagni probabilmente saranno limitati dallo stallo al Congresso USA sull’ultimo pacchetto di aiuti, in vista della pubblicazione del report mensile ufficiale sull’occupazione.
Alle 3:10 ET (07:10 GMT), l’indice del dollaro USA, che replica l’andamento del biglietto verde contro un paniere di altre sei principali valute, sale dello 0,2% a 92,995, non lontano dal minimo di due anni di 92,483 di ieri.
Intanto, il cambio USD/JPY è invariato a 105,54, la coppia GBP/USD scende dello 0,2% a 1,3121 ed il cambio EUR/USD va giù dello 0,3% a 1,1842, malgrado i dati sulla produzione industriale in Germania e in Francia abbiano tranquillamente battuto le aspettative a giugno. Le esportazioni tedesche sono inoltre schizzate del 12,7% sul mese di giugno. I dati indicano una considerevole ripresa dell’attività alla fine del secondo trimestre.
La coppia USD/CNY sale dello 0,2% a 6,9637.
Il Presidente USA Donald Trump ha inasprito i già tesi rapporti con Pechino, incoraggiando la domanda di dollaro, annunciando ieri sera che il governo vieterà le transazioni USA con due popolari app cinesi, WeChat di Tencent e Tiktok di ByteDance.
Le tensioni tra le due potenze sono alte da mesi, con gli Stati Uniti insoddisfatti della gestione dell’epidemia di coronavirus da parte della Cina e degli interventi per limitare la libertà ad Hong Kong.
Detto questo, questi rialzi sembrano temporanei, in quanto il sentimento è avverso al biglietto verde per la combinazione dell’aumento dei contagi da coronavirus negli USA, del costante calo del rendimento dei Buoni del Tesoro e, più nell’immediato, dell’assenza di un accordo a Washington su un ulteriore stimolo fiscale.
“La domanda di dollaro sia da parte degli investitori che della comunità commerciale è in calo e il dollaro non è più l’unica opzione di gioco possibile”, scrive l’analista di ING Chris Turner in una nota.
Repubblicani e Democratici finora non sono riusciti a raggiungere un accordo sulla dimensione e sulla composizione di un nuovo pacchetto di stimoli fiscali che secondo molti è necessario per impedire all’economia statunitense di perdere altro slancio.
I dati sulle richieste di disoccupazione pubblicati ieri hanno mostrato che più di 31 milioni di americani hanno fatto domanda e il report sull’occupazione non agricola che sarà pubblicato nel corso della giornata dovrebbe rivelare un rallentamento della creazione di posti di lavoro USA a luglio, con aspettative di un aumento di 1,6 milioni di posti di lavoro sul mese, in netto calo dalla cifra record di 4,8 milioni di giugno.
Un’area in cui il dollaro ha dimostrato forza ultimamente è contro la lira turca, con la coppia USD/TRY balzata dello 0,9% ad un nuovo massimo storico di 7,3036. La lira è crollata di quasi il 20% contro il dollaro finora quest’anno, nonostante i problemi del biglietto verde.
La banca centrale turca ha effettuato tagli dei tassi di interesse di 1.575 punti base in nove interventi consecutivi dal luglio 2019, nel tentativo di spingere la crescita portando i costi di prestito adeguati all’inflazione sotto lo zero.
Con la valuta così fortemente colpita, Goldman Sachs (NYSE:GS) ora si aspetta 175 punti di aumento entro fine anno, stimando che la banca centrale turca abbia speso 65 miliardi di dollari nel primo semestre dell’anno per gestire la moneta.