Investing.com – Che la Pubblica Amministrazione sia una cattiva pagatrice è cosa tristemente nota ma che fosse addirittura la peggior pagatrice d’Europa, al punto da indurre in seria difficoltà economica e talvolta al fallimento le aziende sue fornitrici, è notizia che non può non sconcertare.
Contro i tempi medi di pagamento della PA italiana che sono di 180 giorni, con punte che raggiungono nel comparto della sanità, anche di 4 o 5 anni nel sud Italia; la media di pagamento europea è di 65 giorni.
Fra le imprese private in normale stato di salute, i pagamenti delle fatture avvengono in Italia, in media dopo 96 giorni contro una media europea di 52 giorni, media che scende a soli 35 giorni in Germania, mentre peggio di noi fa solo la Spagna con 99 giorni.
Nemmeno l’entrata in vigore lo scorso 1° gennaio del decreto di recepimento della direttiva europea contro il ritardo dei pagamenti ha prodotto alcun miglioramento della situazione, la PA non rispetta i termini massimi di pagamento di 30/60 giorni, in esso previsti.
Un comportamento della PA che va ad appesantire ulteriormente una già difficile situazione delle imprese, soprattutto se di piccole dimensioni, che già soffrono sia per la crisi economica che per la stretta creditizia praticata dalle banche.
Contro i tempi medi di pagamento della PA italiana che sono di 180 giorni, con punte che raggiungono nel comparto della sanità, anche di 4 o 5 anni nel sud Italia; la media di pagamento europea è di 65 giorni.
Fra le imprese private in normale stato di salute, i pagamenti delle fatture avvengono in Italia, in media dopo 96 giorni contro una media europea di 52 giorni, media che scende a soli 35 giorni in Germania, mentre peggio di noi fa solo la Spagna con 99 giorni.
Nemmeno l’entrata in vigore lo scorso 1° gennaio del decreto di recepimento della direttiva europea contro il ritardo dei pagamenti ha prodotto alcun miglioramento della situazione, la PA non rispetta i termini massimi di pagamento di 30/60 giorni, in esso previsti.
Un comportamento della PA che va ad appesantire ulteriormente una già difficile situazione delle imprese, soprattutto se di piccole dimensioni, che già soffrono sia per la crisi economica che per la stretta creditizia praticata dalle banche.