Di Peter Nurse
Investing.com - Il dollaro sta mantenendo i guadagni della scorsa settimana, con i trader preoccupati per la possibilità di una guerra in Europa dell’Est, nonché per l’inflazione alta e degli aumenti potenzialmente aggressivi dei tassi di interesse della Federal Reserve.
Alle 2:55 ET (07:55 GMT), l’indice del dollaro USA, che replica l’andamento del biglietto verde contro un paniere di altre sei principali valute, scende dello 0,1% a 96,040, dopo essere schizzato alla fine della scorsa settimana.
Il consigliere alla Sicurezza Nazionale della Casa Bianca, Jake Sullivan, in un’intervista alla CNN ieri ha riferito che un’invasione russa dell’Ucraina potrebbe avvenire da un giorno all’altro ormai.
“Non possiamo prevedere con precisione il giorno”, ha dichiarato, “ma ci troviamo in una finestra temporale in cui un’invasione, un importante intervento militare, da parte della Russia in Ucraina potrebbe iniziare da un giorno all’altro”.
E questo ha spinto le cosiddette valute rifugio, con il cambio USD/JPY giù dello 0,1% a 115,36 dal massimo di cinque settimane di 116,34 la scorsa settimana.
Invece, la coppia EUR/USD resta pressoché invariata a 1,1349, ben al di sotto del massimo della scorsa settimana di 1,1495, mentre il cambio AUD/USD sensibile al rischio scende dello 0,2% a 0,7120, molto meno dei livelli della scorsa settimana.
Inoltre, la coppia USD/RUB va giù dello 0,8% a 76,5920, con il rublo che riduce le perdite dopo essere crollato al minimo di due settimane. Sebbene queste tensioni geopolitiche pesino sulla moneta russa, la banca centrale del paese venerdì ha effettuato il suo terzo aumento dei tassi da 100 punti base in meno di un anno, fornendo supporto.
Questa situazione volatile è un’altra ragione che sostiene il dollaro, dopo il dato più alto del previsto della scorsa settimana sull’inflazione statunitense che ha alimentato le aspettative che la Federal Reserve cominci l’inasprimento della politica monetaria con un aumento dei tassi da 50 punti base a marzo.
La Presidente della Federal Reserve di San Francisco Mary Daly ha cercato di ridimensionare queste aspettative ieri, affermando che essere troppo “bruschi ed aggressivi” nell’aumento dei tassi potrebbe essere controproducente per gli obiettivi della Fed.
Tuttavia, a quest’idea potrebbero controbattere i membri della Fed che parleranno questa settimana. Giovedì sono attesi i discorsi del Presidente della Fed di St. Louis Bullard e della Presidente della Fed di Cleveland Loretta Mester. Venerdì toccherà al Governatore della Fed Lael Brainard, al Presidente della Fed di New York John Williams, al Governatore della Fed Christopher Waller ed al Presidente della Fed di Chicago Charles Evans.
Inoltre, mercoledì i verbali della riunione della Fed di gennaio saranno letti con attenzione alla ricerca di indicazioni sulla portata della mossa che i funzionari intendono compiere.
“In previsione di quello che potrebbe essere un ciclo di inasprimento della Fed molto aggressivo, restiamo rialzisti sul dollaro”, dicono in una nota gli analisti di ING. “Al momento, riteniamo che questa forza si registri selettivamente. Ma, se l’inasprimento dovesse sfuggire di mano alla Fed, alimentando i timori di una recessione, ci aspetteremmo un rally più ampio del dollaro”.