Di Peter Nurse
Investing.com - Il dollaro scende questo martedì, ma le perdite sono minime, con il conflitto russo-ucraino a generare flussi da asset rifugio ed i trader che ancora valutano la possibilità di aggressivi aumenti dei tassi di interesse della Federal Reserve.
Alle 2:55 ET (07:55 GMT), l’indice del dollaro USA, che replica l’andamento del biglietto verde contro un paniere di altre sei principali valute, scende dello 0,1% a 96,220, dopo aver raggiunto un massimo di due settimane ieri.
Sebbene il dollaro si sia lievemente indebolito, questo calo segue i forti rialzi delle ultime sedute, in scia all’aumento delle tensioni al confine ucraino. Gli Stati Uniti ieri hanno messo in guardia da un’imminente invasione russa ed il Segretario di Stato Antony Blinken ha annunciato che l’ambasciata statunitense si trasferirà da Kiev a Leopoli, per la “drastica accelerazione del dispiegamento di forze russe”.
“Per ora, sembra che i mercati si stiano aggrappando ad un atteggiamento ottimista, anche se l’azione di prezzo di venerdì ha rivelato il passaggio a trade difensivi”, scrivono in una nota gli analisti di ING.
Il cambio EUR/USD sale dello 0,2% a 1,1324, dopo aver toccato 1,1278 il giorno prima, il minimo in oltre una settimana, la coppia AUD/USD sensibile al rischio scende dello 0,1% a 0,7118, mentre il cambio USD/JPY va giù dello 0,2% a 115,30, dopo aver brevemente toccato quota 114,99 ieri, il minimo di una settimana.
Questa mattina, i dati hanno rivelato che l’economia nipponica è cresciuta al tasso annuo del 5,4% ad ottobre-dicembre, meno del 5,8% previsto, dopo essersi contratta ad un tasso rivisto del 2,7% nel trimestre precedente.
Oltre al conflitto ucraino, i trader stanno cercando di capire le intenzioni della Fed circa gli aumenti dei tassi di interesse in vista della riunione di marzo.
Il Presidente della Federal Reserve di St. Louis James Bullard ieri ha ribadito che la banca centrale dovrebbe agire con decisione, citando i quattro report consecutivi che hanno rivelato un’inflazione forte.
Il report della scorsa settimana che ha mostrato un indice sui prezzi al consumo USA più alto del previsto, in particolare, ha alimentato le aspettative che la Fed possa alzare i tassi di ben 50 punti base a marzo.
“Sebbene dubitiamo che la Fed effettuerà aumenti di mezzo punto, le speculazioni dei mercati in questa direzione possono offrire supporto al dollaro ed il livello di 96,00 potrebbe fare da rete di salvataggio per il DXY questa settimana”, aggiunge ING.
Inoltre, il cambio GBP/USD è salito dello 0,1% a 1,3534 dopo la pubblicazione degli ultimi dati sull’occupazione britannica. Il tasso di disoccupazione britannico nel trimestre terminato a dicembre è rimasto al 4,1%, ma il numero delle richieste di disoccupazione è sceso a 32.000 a gennaio, segnale che il mercato del lavoro britannico è in ripresa dal colpo sferrato da Omicron.