MILANO (Reuters) - Per l'Italia - unico Paese della zona euro ad aver chiesto l'applicazione di tutte le attenuanti sul deficit - il consiglio di Bruxelles si potrebbe sintetizzare con una formula che sarebbe forse piaciuta a Matteo Renzi, almeno ai tempi in cui si rivolgeva a Enrico Letta.
"Servono serenità, pazienza e un dialogo di qualità, a questo la Commissione è pronta" risponde Pierre Moscovici a una domanda sulla prospettiva di via libera alla legge di Stabilità italiana.
Il responsabile Ue agli Affari economici e monetari sta illustrando alla stampa le ultime stime della Commissione, le 'Winter forecasts' in cui il rapporto deficit/Pil - dopo il 2,6% con cui dovrebbe essersi concluso il 2015 - è indicato quest'anno a 2,5% contro il 2,3% previsto soltanto a inizio novembre nelle stime d'autunno.
Legata a doppio filo alla revisione al ribasso delle attese di crescita (1,4% da 1,5% quest'anno, 1,3% da 1,4% il prossimo), la nuova proiezione di Bruxelles va confrontata con il 2,4% messo in campo dal governo, livello che si ipotizza possa venire ulteriormente innalzato alla luce della crisi immigrazione.
Moscovici ha appena finito di spiegare ai giornalisti - che a suo dire sembrano non capire - che il giudizio di Bruxelles arriverà soltanto a maggio, inserito in un calendario chiaro e preciso che non riguarda la sola Italia ma tutti i Paesi su cui la valutazione resta in sospeso.
"Leggo anche io i giornali italiani e mi sembra che sul tema della flessibilià ci sia una certa confusione. () La posizione della Commissione e la mia sono chiare: l'Italia sa - e deve sapere - di essere l'unico Paese ad aver fatto richiesta del massimo grado di flessibilità, per decidere esiste però un calendario preciso e lo faremo a maggio. I contatti tra me e il ministro Padoan sono regolari, il nostro è un dialogo aperto e di qualità" aggiunge.
Nemmeno tanto tra le righe: l'Italia è già in una posizione privilegiata e non è questo il momento di fare pressioni.
Soltanto ieri, al termine di un incontro con l'omologo britannico George Osborne, Padoan parlava di un "diritto" dell'Italia all'utilizzo di tutti i margini di flessibilità previsto dalla Ue sul deficit in nome dell'impegno sul piano delle riforme.
In serata, uno stringato commento del ministero tornava sul tema chiosando: "dall'Italia nessuna richiesta aggiuntiva".
Quel che è chiaro è che - da entrambe le parti - a mancare sia proprio la chiarezza. Tutto naturale, del resto, dal momento che di decisione politica si tratta.
(Alessia Pe)