Di Alessandro Albano
Investing.com - La Lira turca è scivolata a nuovi minimi contro il dollaro a causa di nuove tensioni diplomatiche innescate dalle parole del presidente Recep Tayyip Erdogan, che ha definito 10 ambasciatori occidentali come "persone non grate".
La moneta di Ankara è precipitata del 2,5% lunedì mattina toccando un nuovo minimo per il terzo giorno consecutivo (-24% da inizio gennaio), con titolo di Stato a 5 anni in rialzo del 6% ad un rendimento del 20,285%.
Nel weekend, i rappresentati diplomatici di 10 Paesi, tra cui Stati Uniti, Francia e Germania, hanno domandato la scarcerazione dell'uomo d'affari e dissidente Osman Kavala, agli arresti da 4 anni e diventato simbolo dell'indipendenza della magistratura e dello stato di diritto, causando la forte reazione del governo centrale che ora, secondo doversi analisti, potrebbe anche decidere di espellere gli ambasciatori coinvolti.
La mossa di Erdogan, tuttavia, mette il Paese in una posizione incerta in vista del G20 di Roma, occasione in cui è previsto un incontro con il presidente Biden (non ancora confermato). Secondo Bloomberg, Erdogan vorrebbe fare pressioni sull'omologo statunitense per consentire ad Ankara di acquistare dozzine di aerei da guerra americani, nel tentativo di rompere la resistenza di Washington nel fare accordi con Ankara dopo l'acquisto degli aerei da difesa russi.
Banca centrale
Gli investitori stanno ancora digerendo la scelta della banca centrale della scorsa settimana, che ha deciso di tagliare ulteriormente il tasso di riferimento, nonostante un'inflazione alle stelle, di 200 punti base al 16%, oltre il doppio rispetto alle attese (50 bps).
Dopo l'allentamento di settembre di 100 bps sul tasso principale, la banca ha dichiarato che potrebbero esserci spazio per nuove manovre per la politica monetaria entro fine anno, in seguito alle richieste del presidente Erdogan di spingere su una politica monetaria più espansiva.
Nel mese di settembre, il tasso d'inflazione annuale è stato pari a circa il 20% mentre per buona parte degli ultimi 5 anni anni è rimasta oltre le due cifre, allontanando sempre di più gli investitori stranieri che ora detengono circa il 5% del debito turco in valuta locale, rispetto al 30% del 2013.