Investing.com - La sterlina scende al minimo di oltre due anni negli scambi europei di questo mercoledì mattina, tra i timori di una “Hard Brexit” ed il possibile rischio di elezioni politiche che hanno comportato un sovrapprezzo di rischio maggiore per gli asset della sterlina.
Il Times of London ha riportato che Boris Johnson, favorito nella corsa alla leadership del partito Conservatore e probabile nuovo Primo Ministro, vorrebbe indire delle elezioni già il prossimo anno. I sondaggi suggeriscono che le elezioni non darebbero al partito una maggioranza netta. Johnson ha già promesso di far uscire il Regno Unito dall’UE ad ottobre, anche se ciò dovesse significare perdere un accordo di transizione che avrebbe potuto attutire il colpo per l’economia britannica.
La sterlina è scesa di quasi l’1% ieri contro il dollaro e prosegue la sua discesa questa mattina. Alle 3:45 ET (07:45 GMT) si attesta a 1,2393 dollari, dopo essere scesa sotto 1,24 per la prima volta dall’aprile 2017. La sterlina scende anche contro l’euro, arrivando a quota 1,1047, il minimo dal settembre 2017, prima di rimbalzare a 1,1058.
“Ci aspettiamo che la sterlina scenda ancora di più, ancora più velocemente, con la volatilità in aumento di conseguenza”, scrive in una nota ai clienti Helen Thomas, amministratore delegato di Blonde Money ad Oxford. “E tutto perché la verità sembra chiara: siamo diretti verso un’uscita senza accordo ed avremo un nuovo Primo Ministro con un metodo completamente nuovo per la gestione del processo. Certo, potrebbe piegarsi alla fine. Ma è altrettanto probabile che non lo faccia”.
La sterlina affronterà un altro test alle 4:30 ET (08:30 GMT), con la pubblicazione dei dati sui prezzi al consumo, alla produzione e quelli delle case.
Anche l’euro è sotto pressione dopo la conferma tutt’altro che convincente di Ursula von der Leyen come nuovo presidente della Commissione Europea. La nomina di Von der Leyen è passata con una maggioranza di meno di 10 voti al parlamento UE, molti meno del previsto. I dati sul voto indicano che un gran numero di deputati di centro al parlamento si sono rifiutati di votare per lei, il che potrebbe far presagire delle difficoltà nell’approvazione di leggi importanti da parte di un parlamento più frammentato nei prossimi cinque anni.
I rialzi contro la sterlina e l’euro hanno spinto l’indice del dollaro, che replica l’andamento del biglietto verde contro un paniere di valute dei mercati sviluppati, a 97,088, il massimo di una settimana. Alle 03:45 ET scende lievemente a 97,037.
Il dollaro deve parte della sua forza ai commenti del presidente della Fed di San Francisco Mary Daly, che ha riferito in un’intervista a Reuters di non essere “incline né da una parte né dall’altra” per quanto riguarda il taglio dei tassi di interesse in occasione del vertice del Federal Open Markets Committee in programma fra due settimane. Per i mercati un taglio di 25 punti base è ormai praticamente una certezza.