Investing.com - Lo yen giapponese sale negli scambi asiatici di questo venerdì per la domanda di valuta rifugio, mentre il peso messicano crolla sulla scia della notizia di inattesi dazi imposti sui prodotti del paese.
Il cambio USD/MXN rimbalza del 2,2% a 19,5583 alle 00:50 ET (04:50 GMT).
Il peso messicano si trova ora vicino al minimo di tre mesi contro il dollaro dopo che il Presidente USA Donald Trump ha inaspettatamente annunciato l’introduzione di dazi del 5% su tutti i prodotti in arrivo dal Messico. I dazi saranno attivi a partire dal 10 giugno e dureranno fino a quando non sarà bloccata l’immigrazione illegale, ha spiegato Trump.
Il cambio USD/CNY sale dello 0,1% a 6,9083 sulla scia dei dati da cui è emerso che l’indice PMI manifatturiero ufficiale cinese per il mese di maggio è sceso a 49,4 da 50,1 di aprile. Gli analisti si aspettavano un calo a 49,9 a maggio.
Una lettura inferiore a 50 indica una contrazione.
L’indice PMI non-manifatturiero per maggio è risultato pari a 54,3, in linea con le previsioni ed invariato rispetto ad aprile.
Intanto, lo yen giapponese è richiesto come valuta rifugio quest’oggi sulla scia delle notizie che la Cina avrebbe bloccato gli acquisti di soia americana tra i dissidi sul commercio.
L’ex governatore della Banca Popolare cinese Dai Xianglong ha affermato che non si aspetta alcuna svolta sul commercio quando il Presidente cinese Xi Jinping incontrerà Donald Trump il mese prossimo al vertice del G-20 ed i suoi commenti hanno contribuito a pesare sul sentimento degli investitori ed hanno spinto lo yen come valuta rifugio.
Il rialzo dello yen ha seguito inoltre la pubblicazione di una raffica di dati.
I dati governativi hanno rivelato che la produzione industriale del paese è salita dello 0,6% dal mese precedente, rispetto all’aumento dello 0,2% previsto dagli analisti.
Altri dati hanno mostrato che il tasso di disoccupazione nella nazione è sceso al 2,4% ad aprile, in linea con le aspettative.
Le vendite al dettaglio hanno registrato un incremento dello 0,5% ad aprile dall’anno prima, rispetto al previsto rialzo dello 0,8%.
Il dollaro USA, considerato una valuta rifugio, è rimasto pressoché invariato a 98,045.